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L'Inter sta viaggiando bene sia in campionato che in Champions, ma alterna momenti ottimi ad amnesie preoccupanti:
"L’Inter rimane in bilico tra passato e futuro. Si vede qualcosa di nuovo, ma in quantità limitata, e in certi momenti la squadra si rifugia nelle tracce di gioco sopravvissute a Simone Inzaghi. È successo domenica a Pisa, nel primo tempo, quando la squadra ha ruminato un possesso palla lento e prevedibile, come nelle peggiori giornate della precedente gestione. Cristian Chivu ha portato con sé una ventata di aggressività, ma l’impressione è che l’Inter continui a reggersi su un compromesso tra quel che è stato e quel che dovrebbe essere", spiega La Gazzetta dello Sport.
"E poi c’è la contraddittoria questione dei nuovi. Pio Esposito e Bonny hanno risolto il problema del deserto alle spalle di Lautaro e Thuram. Sucic, Diouf e Luis Henrique non hanno ancora offerto il meglio. Sucic ha lasciato intravvedere un potenziale enorme, ma sembra frenato dalle mansioni tattiche. Diouf è in crescita, a Pisa ha mostrato personalità e presenza scenica. Presentato come l’esterno abile nel saltare l’uomo, la figura di giocatore che all’Inter manca da anni, Luis Henrique è stato più saltato che altro. Il limite dell’Inter è sempre lo stesso, la carenza di imprevedibilità. Servirebbe un giocatore non allineato in senso buono, un atipico come Neres nel Napoli. Nonostante una transizione difficile da un allenatore a un altro, l’Inter è seconda in campionato e nelle prime otto di Champions. È la squadra vice-campione d’Italia e vice-campione d’Europa. E qui sta il nocciolo: meglio una volta campione che due volte vice. Traduzione: a un certo punto sarà bene scegliere con cura un obiettivo e centrarlo", scrive il quotidiano.
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