Il gol splendido siglato alla Fiorentina è solo la perla di una serata più che positiva per il centrocampista croato Petar Sucic che può diventare titolare visto anche l'infortunio di Mkhitaryan.

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Inter, finalmente il boom di Sucic: dal soprannome alla lingua fino all’amico rivale Modric
"E fattela una risata..., gli dicevano all’inizio quei buontemponi dentro allo spogliatoio, nel vederlo così come è, gracilino e timidino. In campo, però, sapeva trasformarsi, diventava baldanzoso, per nulla impaurito nel tentare la giocata da copertina. Insomma, era sembrato subito lo stesso Petar Sucic visto contro la Fiorentina, quello capace di usare la suola, strumento sacro ai più grandi, per mettere giù il povero Comuzzo e segnare il primo gol nerazzurro della vita. Era l’ulteriore passo da fare in questo rapido processo di adattamento nerazzurro. Prima, il croato aveva assistito i compagni e impressionato per corsa e qualità, ma la rete personale era un piccolo cruccio. Lo aveva notato anche Cristian Chivu, il primo a complimentarsi e a dire “finalmente”. Per un lungo mese il tecnico romeno non lo aveva fatto partire dall’inizio, ma non c’era niente che sembrasse una bocciatura. Solo i normali alti e bassi di una stagione, uniti al recupero di Piotr Zielinski, l’altro nerazzurro che ambisce a prendere il posto di Henrick Mkhitaryan, infortunato fino a dicembre", racconta La Gazzetta dello Sport.
"Ancora prima della rete sotto la Curva Nord, che sembrava tornata a cantare apposta per l’evento, il 21enne croato si era sciolto anche con i compagni. Il carattere non lo cambi, la voce sarà sempre piuttosto flebile e l’atteggiamento mite, ma adesso Petar ride di gusto alle battute, anche perché sta imparando a governare la lingua. Imparare l’italiano era la prima missione data ai dirigenti, già al momento della firma, e i passi avanti sono sensibili. Capisce tutto in allenamento e, se qualcosa sfugge, ci pensa Chivu a rintuzzare in inglese e a circoscrivere un concetto. Vorrebbe presto esprimersi pubblicamente nella nuova lingua, essere pronto quando gli ricapiterà di avvicinarsi a un microfono come successo mercoledì sera, ma intanto si accontenta del nuovo nome che gli è stato dato. Tutti lo chiamano semplicemente Pietro, italianizzazione del croato Petar, e la cosa piace parecchio all’interista: sembrava un gioco, ma sta diventando un segno di identità".
"Nel mentre, poi, sta scoprendo il contesto assieme al collega che potrebbe fargli da padre, quello che a Milano indossa i colori rivali. Lui e Luka Modric, 18 anni di differenza, sono la cintura centrale della Croazia, ma sono anche due connazionali ritrovatisi nella stessa città straniera per uno scherzo del destino. Normale passare del tempo insieme, esplorare la città e anche l’hinterland, che è verde ma non abbastanza per gli standard di Pietro. Niente a che vedere rispetto alla florida Kandija, il villaggio bosniaco in cui è cresciuto, lì dove la famiglia aveva una fattoria e lui iniziava a calciare. L’origine di Sucic è proprio in Bosnia, nazione per cui ha giocato fino all’U21, prima di scegliere la Croazia dei genitori (e di Modric). In ogni caso, l’interista vede nel milanista una specie di monumento senza tempo, il modello più alto a cui ispirarsi. Il 23 novembre, giusto dopo la sosta, il nuovo faccia a faccia dei due amici sarà nella solennità del derby di Milano. Sucic ha ottime chance di giocare titolare quella sera, ma anche prima e dopo, indipendentemente dalla salute di Micki", aggiunge Gazzetta.
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