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CorSera – “Ingiocabili”, la doppia verità di Mkhitaryan. Ma l’Inter non ha alibi perché…

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Secondo il CorSera, ci sono somiglianze tra questa stagione e quella di due anni fa che finì con l'Inter in finale di Champions
Matteo Pifferi Redattore 

Dopo la grande vittoria ottenuta contro il Monaco all'ultima giornata di Champions, Mkhitaryan, nel post partita, ha utilizzato il termine "ingiocabili" per definire l'Inter quando gioca da Inter. Un'espressione che, dopo le sconfitte recenti con Fiorentina e Inter, è tornata indietro come un boomerang, anche a mo' di scherno.

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"Stuzzicato sullo stesso tema dopo l’ennesimo flop in uno scontro diretto, domenica sera l’armeno non ha buttato la palla in tribuna, anzi: «Lo direi ancora e lo sottoscrivo. Quando giochiamo da Inter siamo ingiocabili. Magari il problema è che sapendo che siamo molto forti ogni tanto ci rilassiamo troppo e entriamo nelle partite non focalizzati, pensando di vincere, e da lì paghiamo. Non c’è mancanza fisica o tattica: essendo troppo forti è una cosa che magari ci disturba. Versione ingiocabile a Napoli? Speriamo, prima pensiamo al Genoa e alla Coppa». Secondo l’analisi di uno dei saggi del gruppo ci sarebbe quindi un po’ di presunzione dietro a un rendimento che nel 2025 ha già portato tre sconfitte. Se è vero che nulla è compromesso, è anche vero che la rimonta subita a Riad dal Milan da 0-2 a 3-2, il blackout totale di Firenze e il secondo tempo dello Stadium aprono diversi interrogativi sul tipo di approccio dell’Inter. Ci sono anche elementi atletici e tattici, ma la testa comanda tutto il resto. Anche questo spiegherebbe il diverso rendimento in Champions, dove l’Inter ha tenuto un atteggiamento quasi esemplare, pur facendo turnover spinto in sei partite su otto", il commento del Corriere della Sera.


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In Europa l'Inter va a vele spiegate, in campionato fa più fatica. "Anche la questione tattica in Champions si risolve con più facilità, anche perché l’Inter ha giocato partite da puro outsider (contro City e Arsenal) dimostrando grande capacità di adattamento e una attenzione maniacale ai dettagli. In campionato tutto questo si vede molto meno e se è vero che non può essere responsabilità diretta dell’allenatore se Lautaro mira al piccione sul tetto dello Stadium o se Taremi corre verso l’area con i paraocchi e non vede due compagni ai lati, è anche vero che due anni fa la situazione era simile: l’Inter era chirurgica quando scattava la musichetta europea e pasticciona con tratti fantozziani in Italia. E sta quindi anche a Inzaghi lavorare su approccio e contromisure da prendere, quando il gioco dell’Inter diventa lento e prevedibile. Ma in questo senso, anche nella comunicazione esterna, il tecnico è cresciuto. E nel momento di difficoltà deve fare la differenza", aggiunge poi il quotidiano che sottolinea come l'Inter non abbia poi tanti alibi, visto che il Napoli non è irraggiungibile.