Il piano di Inzaghi
—"Ieri tutto portava a una formazione con soli tre potenziali titolari della finale di Champions regolarmente in campo: Sommer, Calhanoglu e Dimarco. Gli altri a guardare dalla panchina. E magari ad aspettare anche buone notizie 820 chilometri più a sud, Napoli, stadio Maradona. La curiosità è anche tattica: come a Torino due settimane fa, Inzaghi è orientato a proporre il 3-4-3 che tanto effettivamente era piaciuto, con Zalewski sulla stessa linea di Taremi e Correa. In panchina la ThuLa.
[...] Quel 16% va onorato. Perché Inzaghi ne sa qualcosa, avendo vissuto da protagonista sia il 2000 sia il 2002. E perché sono già sufficienti i rimpianti per il pareggio con la Lazio, per poter pensare di aggiungerne altri. Basta così. Vinciamo e vediamo, non voglio la testa altrove: questo il logico pensiero che il tecnico ha trasferito ai suoi lungo questa settimana. Accompagnato anche dalla voglia di una partenza lanciata in campo: della serie, se c’è una possibilità in più di mettere pressione al Napoli è quella di andare subito in avanti nel risultato".
Il discorso dei leader
—"E poi c'è chi ha fatto la sua parte, negli ultimi giorni. Perché Inzaghi è stato spalleggiato dal gruppo storico dello spogliatoio, quelli che questo ciclo vincente del club nerazzurro l'hanno visto nascere. Bastoni, Barella, Darmian, De Vrij e Lautaro: ecco i cinque giocatori che con l'Inter hanno vinto due scudetti, il primo proprio con quel Conte che oggi vorrebbero beffare. Sono stati loro,Lautaro e soci, a spronare il gruppo, a mantenere un livello di concentrazione elevato. È un discorso che ha una doppia valenza, del resto: per lo scudetto che si decide oggi, certo, ma anche in ottica Champions la tensione va mantenuta alta, quantomeno a un livello accettabile, che la spina sia ben attaccata alla presa".
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