Sapessi come è strano (ri)cominciare una partita con una rimessa di mano, ma così è andata. Si è ripartiti dal fallo laterale, dal pallone fuori campo per soccorrere Bove. Il via al minuto 17, dunque primo tempo in formato ridotto, da 28 minuti più recupero (4 minuti). Inter subito padrona dei meridiani e dei paralleli del campo, una parvenza di assedio con la Fiorentina rintanata nel guscio di un 5-3-1-1 insolito per Palladino. Una scelta un po’ subita e un po’ no, c’era la volontà di attrarre l’Inter per colpirla alle spalle.
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GdS – Che crollo: a Firenze la peggior Inter dell’era Inzaghi! E c’è un limite ormai evidente

La spinta iniziale dell’Inter ha partorito un tiro di Lautaro deviato da De Gea, un gol annullato a Carlos Augusto per fuorigioco e una sequenza di corner. Volumi offensivi ridotti e, scollinata la mezz’ora, qualcosa è cambiato. La Fiorentina è uscita dalle mura e ha cominciato a pungere. Lo ha fatto con Kean su bel cross di Parisi, momento in cui Sommer è stato bravo e fortunato, perché l’attaccante di testa gli ha schiacciato la palla addosso. E i viola si sono ripetuti poco dopo con Dodo innescato da Kean sulla destra: fuga in velocità e diagonale fuori di niente, ma è più corretto parlare di gol sbagliato. Qui l’Inter si è irrigidita, perché ha capito quanto fosse finta la prudenza esibita in partenza dai viola. L’atteggiamento dimesso era una maschera, sotto la cenere fiammeggiava del fuoco. La Fiorentina è stata brava a negare la profondità a Thuram, gli spazi a Frattesi e la corsia destra a Dumfries, interisti che hanno sofferto l’asfissia provocata da questo Palladino bifronte, un po’ italianista e un po’ giochista, costretto a varare una Fiorentina differente perché era a corto di giocatori. Da ultimo è mancato pure Gudmundsson, sdraiato da una tonsillite.
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