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I secondi tempi troppo teneri, ad esempio, si erano visti già: adesso la squadra è stanca, come normale che sia, nella corsa tra Italia ed Europa, ma almeno in apparenza lo era meno un mese fa, l’1 marzo a Napoli. Dopo la punizione di Dimarco, si poteva sigillare lo scudetto-bis, e invece il pareggio all’ultimo soffio di Billing sanguina ancora: ha complicato sia la campagna di A che, indirettamente, quella di Champions. Ancora prima, nel recupero cono la Fiorentina al Franchi, il crollo era stato molto peggiore: talmente teatrale e fragoroso, tre reti viola tutte nella ripresa, da far pensare alla classica partita storta che capita una volta in una stagione. Senza scordare i guai con il Diavolo, con cui si arriva da un 1-1 in Coppa Italia: nella primo derby di campionato, la seconda parte di gara aveva spalancato la porta alla testata finale di Gabbia. Una delusione per Inzaghi, reduce da 6 derby vinti di fila, ma niente in confronto all’incubo di Riad: la finale contro Conceiçao sembrava vinta sul 2-0, ma il 2-3 è stata una tempesta inattesa nel deserto. L’esempio paradigmatico di cosa succede a questa squadra quando è già convinta di aver portato la nave in porto.
"Il problema è che a volte non basta nemmeno un doppio vantaggio per attraccare: Supercoppa a parte, per la seconda volta in questo campionato l’Inter ha pareggiato dopo essere andata avanti di due gol. Il precedente era stato Inter-Juve 4-4 di ottobre: anche lì, immancabili, due reti nel secondo tempo, ma in compenso un’enormità di occasioni fallite, a differenza di quanto successo ieri. Contro una piccola, però, i punti persi sono ancora più sale nella ferita e così il pensiero corre al gol di Messias al 95’ del debutto in campionato: Genoa-Inter 2-2, quasi una premonizione estiva. O alla rete di Mota nel finale di Monza. L’ultima disastrata di questa classifica è riuscita a prendere un punto contro i campioni in carica: succede anche questo ai più forti quando spengono la luce", analizza il quotidiano.
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