L'Inter di Chivu ha qualche volto nuovo, ma riparte da tutti i senatori delle passate stagioni pronti a lottare per lo scudetto e lottare su tutti i fronti. Rosa rinnovata, ma soprattutto confermati tutti i senatori.

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L’Inter riparte… dai “vecchi”. Da Barella a Mkhitaryan e Calhanoglu: usato sicuro per lo scudetto
"Nell’Inter 2025-26 non conta solo chi è (o non è) stato acquistato, ma anche chi non è stato venduto in mezzo a tanta nebbia. Come spesso capita in questa vita, la differenza la fa semplicemente chi resta. La rivoluzione, invece, è stata dolce, almeno nelle scelte sulla vecchia guardia: è stata confermata in toto, non si è mosso da Appiano neanche chi ha ricevuto offerte rotonde. L’Inter, insomma, ha scelto strategicamente di ripartire da tutti i big che hanno attraversato la tempesta, contando anche sulla loro voglia di rivincita. Il capitano Lautaro, l’uomo che è esploso contro i compagni che avevano tirato indietro la gamba in America, è come sempre alla testa per cercare la riscossa. Assieme a lui, tutto lo scheletro italiano che nell’ultimo quadriennio inzaghiano ha elevato il proprio status, ma non ha aumentato la bacheca quanto sperava: né Barella né soprattutto Bastoni hanno considerato minimamente l’idea di muoversi altrove per guarire dalle ferite", spiega La Gazzetta dello Sport.
Nel raccogliere i cocci e superare le ruggini, i nerazzurri si sono parlati a lungo e guardati negli occhi. Lo hanno fatto negli Stati Uniti, prima di andare in ferie e riordinare le idee, e poi ad Appiano, una volta tornati con mente e fisico riposati. In entrambe le occasioni, c’era Cristian Chivu a dare la parola, guidare il dialogo e far valere la sua leadership ferma. In questi confronti, considerati necessari anche dalla dirigenza, è nata la voglia di riprovarci subito, tutti insieme e nessuno escluso. Tradotto, non ci sono state fughe o richieste di cessioni, neanche da parte di Calha, a cui non sarebbe dispiaciuto un romantico ritorno in patria, tra le luci del Bosforo. Alla fine, l’interesse del Galatasaray e del Fenerbahce sono risultati piuttosto fumosi, ma Hakan non ha spinto per lasciare come avrebbe potuto. Nel mentre, la durezza della preparazione fisica così diversa rispetto agli ultimi anni, ha segnato la ripartenza. Barella, Lautaro, Bastoni hanno rivissuto improvvisamente i tempi duri degli allenamenti contiani; lo stesso Calhanoglu più Dumfries, Thuram, Dimarco, Frattesi, Mkhitaryan, arrivati tutti nell’era Inzaghi, hanno sudato alla stessa maniera dei compagni.
"La fine della scorsa stagione è stata, comunque, una raffica di destri , dura per tutti da assorbire: Dumfries lo ha fatto col sorrisone scanzonato che lo accompagna, si è ricaricato nella “sua” Aruba e ha atteso che la sua clausola da 25 milioni che poteva portarlo altrove scadesse il 31 luglio. Nicolò Barella ci ha messo più per dare un senso alla delusione e trasformarlo in rabbia: ha iniziato questa settima annata nerazzurra come fosse la prima e pazienza per gli estimatori esteri. Il vicecapitano ha accolto i nuovi, Sucic su tutti, che lo accompagnerà spesso in mezzo al campo: la loro connection, in fondo, è il simbolo della nuova era. Premono i giovani, ma sono i “vecchi” a tirare ancora la carretta", chiude il quotidiano.
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