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Da Inzaghi a Chivu: Inter cambiata? Meno costruzione, più pressing e possesso. Solito problema

Andrea Della Sala Redattore 
In estate il cambio nella guida tecnica dopo 4 anni. Per il momento ci sono alcune modifiche ma l'impianto è rimasto lo stesso

Da Inzaghi a Chivu. Dopo l'addio al tecnico, l'Inter ha scelto di puntare su un allenatore cresciuto in casa. Le premesse erano quello di un cambio nella filosofia di gioco. Per il momento qualcosina è cambiato, ma in sostanza si rivedono molti dei principi chiave di Inzaghi.

"Inzaghi chiedeva la costruzione dal basso, voleva che Sommer partecipasse al palleggio in area. Una scelta di gioco che a lungo è stata fruttuosa e che nell’ultima partita, la finale di Champions a Monaco di Baviera, è stata disastrosa. L’Inter palleggiava con lentezza negli ultimi trenta metri, il Psg le rubava palla e filava in porta. Chivu ha ridotto, ma non ha abrogato le uscite da sotto, la squadra le pratica sulla rimessa dal fondo e a tratti si rifugia nei passaggi all’indietro quando il suo possesso palla è sotto pressione. La costruzione dal basso è diminuita, è meno lenta ed insistita, ma non è stata azzerata. Per contro, sul fronte offensivo, Chivu vuole che gli attaccanti aggrediscano i portatori di palla più di quanto facessero con Inzaghi. Mercoledì ad Amsterdam, contro l’Ajax, Marcus Thuram e Pio Esposito hanno eseguito gli ordini", spiega La Gazzetta dello Sport.

"Qualche volta la squadra si è alzata di conseguenza e si è esposta al contropiede, cosa che con Inzaghi accadeva di rado. I dati confermano: il baricentro medio dell’Inter di Chivu, nelle tre partite di campionato con il tecnico romeno, è più alto, a 55 metri, contro i 51 metri medi fatti registrare dell’Inter di Inzaghi nella Serie A della scorsa stagione. Dipende però dal contesto, ad Amsterdam, in Champions, l’Inter si è mantenuta più bassa, solo a 49 metri".

"Il sistema di gioco è identico, 3-5-2 era e 3-5-2 è. Per ora, i propositi di cambiamento, più o meno lasciati intendere da Chivu, sono rimasti tali. Non c’è la minima traccia di una conversione alla difesa a quattro e la soluzione del doppio trequartista dietro il centravanti, per un 3-4-2-1, si è vista nello spezzone finale del 5-0 contro il Torino, una sperimentazione minima, che non fa testo né giurisprudenza. L’Inter resta ancorata all’immarcescibile 3-5-2 inzaghiano. Sulle fasce, si percepisce forse meno ariosità, ci sembra che Dumfries a destra e Dimarco a sinistra arrivino di meno sul fondo. Di sicuro, a difesa avversaria schierata, l’Inter spesso palleggia come prima o più di prima, dipende anche da chi si trova di fronte, alla ricerca di un varco o di una crepa. Il possesso palla medio è aumentato: nelle prime quattro partite, tra campionato e Champions, l’Inter di Chivu ha controllato il pallone in media al 57,05 per cento contro il 56,02 generale dell’Inter 2024-25. È insoluto il problema del giocatore capace di saltare l’uomo: non c’era e non c’è. Lookman non è arrivato e Luis Henrique, preso dal Marsiglia con questo scopo, ha già i contorni del soggetto misterioso: 25 milioni spesi male?", aggiunge il quotidiano.