Capovolgimento
—Il fatto è che il Bologna ha giocato da grande, soprattutto nel primo tempo. Ha imposto personalità nel palleggio e aggressività nelle pressioni, nonostante cinque cambi nella formazione decisi da Italiano. Anzi proprio grazie a due di questi cambi, ha subito provocato sconquassi nel dispositivo difensivo dell’Inter. Prima Moro ha colpito un palo interno da fuori area, sul quale Sommer è stato più fortunato che bravo. Poi Castro ha anticipato secco De Vrij sul tiro cross dello stesso Moro, festeggiando il primo gol a San Siro al cospetto dell’idolo Lautaro. Inzaghi si sgolava dalla panchina, chiedendo ai suoi più attenzione nelle uscite. Ma l’Inter, pigra e macchinosa a parte Barella, si è riabilitata con un episodio e non per un miglioramento tattico: Odgaard, per il resto ottimo, si è fatto rapinare da Bastoni in mezzo al campo lanciando il contropiede concluso da Dumfries, al sesto gol stagionale.
Ci risiamo
—Il Bologna, pur concedendo qualche metro, ha continuato a mostrare qualità e coraggio. E ha rifiutato da calcio d’angolo la palla del 2-1 con Odgaard, frenato da Sommer. Ma quando Pairetto aveva già comunicato il breve recupero, si è fatta irretire da Thuram già decisivo sull'1-1 e ha aperto un comodo contropiede a Dimarco, che ha servito Lautaro come sa. Lykogiannis è arrivato due volte in ritardo - in questo caso il turnover non ha pagato - ma la responsabilità è collettiva. Se concedi due ripartenze così facili all’Inter, le possibilità di incassare colpi sono molto elevate.
Controllo
—Affidandosi ai lampi dei suoi campioni, insomma, Inzaghi è andato a riscaldarsi dal gelo con un vantaggio insperato. Ma in cuor suo immaginava che gestire il risultato sarebbe stato complesso: l’Inter di questa stagione soffre la tendenza ad accendersi e a spegnersi, senza preavviso. Ne è un’immagine rappresentativa Asllani, sostituto inadeguato di Calhanoglu a centrocampo e fischiato da San Siro. E così il Bologna, che pure aveva calato il ritmo e l’intensità, ha raggiunto l’equilibrio su un cross bucato da Dimarco e capitalizzato al massimo da Orsolini (assist) e Holm (gol). Curiosità: Holm non segnava dal 15 gennaio 2024, un anno esatto, quando giocava nell'Atalanta. A quel punto Italiano, ricordando la serie di punti buttati nell’ultimo quarto d’ora e soprattutto la beffa di domenica scorsa, ha virato su una strategia più accorta, chiudendo a cinque dietro con Erlic. È stato premiato: a parte un’occasione sprecata da Taremi, che aveva sostituito Lautaro, nessuno gli ha più dato fastidio. A fine partita Inzaghi, unico ammonito di una serata correttissima, è andato a protestare con Pairetto: certi passi falsi fanno venire i nervi", si legge.
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