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Dal club alla squadra agli altri allenatori: lo status di Inzaghi è riconosciuto da tutti

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Il tecnico sta disputando un'altra grandissima stagione alla guida dei nerazzurri e il 31 maggio si giocherà, un'altra volta, la finale
Andrea Della Sala Redattore 

Lo ha precisato anche il presidente Marotta ieri, l'artefice di questa grande cavalcata in Champions dell'Inter è Simone Inzaghi. Il tecnico sta disputando un'altra grandissima stagione alla guida dei nerazzurri e il 31 maggio si giocherà, un'altra volta, la finale per il trofeo più importante.

"Simone Inzaghi non appartiene alla categoria degli Special One, così ristretta da avere un solo abitante autoproclamatosi tale. Non studia frasi a effetto a uso e consumo dei media, non è un guru, un divo, e neanche un capopopolo pronto a salire sulle barricate. Simone Inzaghi è un tecnico, nient’altro che un tecnico, grande per respiro europeo e risultati da appuntarsi al petto. Allena soltanto, e lo fa alla sua maniera semplice, coinvolgente, a volte imperfetta, ma tremendamente efficace. Poco fumo e tanta carne. Un Normal One, insomma, come lui stesso si definisce, anche perché non ha l’ego o l’estro del suo predecessore in nerazzurro José Mourinho, eppure ciò che ha fatto con la sua Inter ha davvero i caratteri dell’eccezionalità", racconta La Gazzetta dello Sport.


"A meno di crolli napoletani sarà solo uno lo scudetto in quattro tentativi, ma è in Europa che il percorso si fa grandioso: l’aver riportato due volte in tre anni l’Inter in una finale di Champions, vertigine raggiunta solo una volta nei precedenti 51, racconta quasi tutto di questo tempo inzaghiano. Il Sommer di martedì sera si meritava questa piccola apertura di credito, senza che nessun compagno potesse esserne geloso, ma l’interesse sommo di Inzaghi resta salvaguardare l’unità del gruppo. Conta la sacralità dello spogliatoio, con i suoi equilibri sottili, le gerarchie e le leggi non scritte: sarà sempre un fratello maggiore dei suoi ragazzi, mai un padre padrone. Anzi, proprio con questo stile assai umano si è “fuso” con i suoi ragazzi, insieme sono un esercito in missione. «Inzaghi è il nostro capo», ha detto ad esempio Federico Dimarco, l’esterno mancino scelto dall’allenatore (ben ripagato), nonostante in tanti volessero da quel lato Carlos Augusto".

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"I complimenti dei colleghi, invece, sono la costante della stagione: prima Guardiola, poi Kompany hanno dato a Simone lo status di maestro. Perfino Flick, in mezzo al piagnisteo sull’arbitro, ha trovato il tempo per riconoscere i meriti della macchina messa a punto di Simone. I colleghi di Madrid, Ancelotti e Simeone, hanno lasciato le penne, e anche Arne Slot, campione di Premier, ha deluso: così l’attenzione di molti si è concentrata proprio sui nerazzurri di Simone, che quasi mai hanno cannato un colpo in Europa. Il ritorno degli ottavi della scorsa stagione con l’Atletico fa storia a sé, anzi spesso i nerazzurri sono andati oltre se stessi contro rivali più quotati: gli ultimi scalpi di Bayern e Barcellona ne sono l’esempio. In questa finale contro Luis Enrique, che pure una Champions l’ha già vinta, Inzaghi parte almeno alla pari: almeno in questo, sarà una sfida “normale”, come piace a lui", chiude Gazzetta.