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Quando è arrivato a Parigi, nell’estate del 2023, l’allenatore ha scelto di non andare in albergo in attesa di trovare casa ma di dormire nel Campus appena aperto, disegnato dall’architetto Jean-Michel Wilmotte e costato 300 milioni di euro al Qatar Sports Investments, il fondo qatarino proprietario della società. Sedici campi di calcio, 150 mila metri quadrati che oggi ospitano 180 atleti professionisti e giovani tra i 13 e 19 anni, tre classi di scuola media e nove di superiori, 250 dipendenti. Ma allora Luis Enrique era da solo, nella stanza 304, a studiare il profilo dei suoi nuovi giocatori, in attesa di essere raggiunto dalla famiglia. Ci rimase quattro mesi, «un matto», diceva il direttore sportivo Luis Campos.
«Sono stato il primo a dormire qui, e se qualcuno lo ha fatto prima di me, era illegale — dice adesso ridendo —. È un posto importante per noi perché è moderno ma senza lussi, tutto è pensato per lavorare nelle migliori condizioni ma lontano da distrazioni. Una meraviglia». In questa specie di cittadella fortificata del football nella campagna a ovest di Parigi, Luis Enrique ha fatto installare una piattaforma per controllare dall’alto gli schemi studiati, altoparlanti per simulare il boato dei tifosi e abituarsi a comunicare comunque con i giocatori, e schermi giganti per rivedere in diretta le azioni appena provate.
Luis Enrique è stato, da allenatore del Barcellona, il protagonista della famigerata remontada, la catastrofe epocale che ancora turba i sonni dei tifosi parigini. Marzo 2017, ottavi di Champions: il Psg vince in casa 4-0, e perde incredibilmente 6-1 il ritorno a Barcellona con gol decisivo preso al 95’. Quella batosta farà parte, per anni, dell’anima della squadra, lo spettro che arriva ogni volta che il Psg sembra vicino al trionfo. Ci voleva Luis Enrique per provare a esorcizzarlo, e solo una vittoria a Monaco potrà riuscirci", si legge.
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