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Promesse erano diverse
—Le premesse erano diverse. Gianni Infantino e Zvone Boban (quando era il consigliere del presidente ) volevano trasformare la Coppa del Mondo per club di dicembre, abbastanza anonima, in un Mondiale vero. Bella idea. Doveva essere un torneo a 24 squadre divise in 8 gruppi da 3. Infantino s’era esposto annunciando entrate di 25 miliardi di dollari da un fondo sconosciuto, poi rivelatosi il giapponese Softbank, a capo di un gruppo di investitori provenienti da Usa, Arabia Saudita e Cina: in cambio dell’investimento monstre, il fondo avrebbe organizzato diverse edizioni del Mondiale per club, anche se la Fifa avrebbe mantenuto il 51% dell’accordo, come rivelato dal Financial Times.
Premi ufficiali, attesa
—Dall’Uefa alle Leghe era stato un coro di no per paura che il calcio fosse di fatto “venduto” ai fondi. Infantino era stato costretto a ricominciare la faticosa ricerca di ricavi. E la guerra del calcio s’era inasprita. Ora per i club contano le entrate più della poesia di un Mondiale. Più del calendario e delle sedi delle partite, l’attesa vera è per i premi ufficiali...", si legge.
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