I meriti del PSG innanzitutto: "Dentro la coppa ci sono oltre tre miliardi di investimenti dal 2011 ad oggi del fondo del Qatar: 200 milioni per l’acquisizione, 950 nella casse della società, circa 2,2 miliardi in sponsorizzazioni. Un bottino enorme che non avrebbe avuto fondo se non fosse arrivato in panchina Luis Enrique, la sua filosofia, la sua voglia di pensare da squadra e non come un album delle figurine: basta nomi, basta individualità. Vince la formazione più giovane ad averlo fatto dopo l’Ajax: 23,6 la media dell’età parigina contro 23,3 di quella dei Lancieri trent’anni fa". Così il quotidiano La Stampa racconta la vittoria della squadra francese nella finale di Champions League contro l'Inter.


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La Stampa – Inter incomprensibile nell’atteggiamento. Come giocasse a calcetto

Una finale in cui la squadra nerazzurra invece si è mostrata "scarica nella testa e nelle gambe come se la consapevolezza si fosse trasformata in sufficienza e leggerezza. L’Inter si sgonfia e inciampa due volte nei primi venti minuti" ed è in ginocchio.
E ancora l'elogio del calcio imprevedibile dell'allenatore spagnolo che tiene l'equilibrio e fa "football relazionale all'ennesima potenza. Calcio in armonia costruito senza stelle ma con la forza di idee e gruppo". Mentre l'Inter diventa "incomprensibile come atteggiamento al di là degli errori individuali e i gol parigini sembrano quelli classici da calcetto con una squadra che si diverte e l'altra che subisce senza provare ad opporsi". Così "Luis Enrique fa triplete così come fece alla guida del Barcellona. Si illumina la Tour Eiffel e il volto di Donnarumma, si spengono le luci a Milano per la seconda coppa più bella volata via in tre stagioni. Mai una finale si era chiusa con uno spread così", chiude il giornale.
(Fonte: La Stampa)
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