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Sucic, poteva essere Juve ma quando è entrata l’Inter zero dubbi. Chivu gli chiede un upgrade

Sucic, poteva essere Juve ma quando è entrata l’Inter zero dubbi. Chivu gli chiede un upgrade - immagine 1
Il centrocampista croato ha sfruttato l'occasione arrivata dopo l'infortunio di Mkhitaryan e ora si candida per un posto nella mediana
Andrea Della Sala Redattore 

Nell'ultima partita si è messo in luce Petar Sucic. Il centrocampista croato ha sfruttato l'occasione arrivata dopo l'infortunio di Mkhitaryan e ora si candida per un posto nella mediana nerazzurra.

"Il gesto tecnico con cui Sucic ha messo a sedere Comuzzo della Fiorentina per calciare in porta da pochi passi ha ricordato i tocchi di artisti da campetto come Zidane o Totti: paragoni affascinanti ma che non aiutano troppo a capire questo centrocampista multiuso (può giocare a due, a tre, a destra, a sinistra o al centro), che ha compiuto 22 anni sabato scorso allo stadio Maradona (come Bonny), che porta ancora l’apparecchio per i denti e che studia italiano già da febbraio, quando fu acquistato dall’Inter", scrive il Corriere della Sera.


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"Pagato 14 milioni più 2 di bonus dalla Dinamo Zagabria, Sucic ha impressionato i compagni e lo staff nerazzurro fin dai primi allenamenti alla Ucla di Los Angeles al Mondiale per club, dopo aver scelto Milano su consiglio di Brozovic, Perisic e Kovacic, il connazionale che forse gli somiglia di più. In corsa c’era anche la Juve, ma una volta entrata in lizza l’Inter, non c’è stata partita. E Sucic ha scelto Milano, grazie anche ai consigli di Fabio Cannavaro che lo ha allenato per un breve periodo a Zagabria. «È ancora un po’ leggero nei contrasti...» ha sottolineato di recente Chivu. Ma la capacità del giocatore di migliorarsi è evidente, agevolata anche dalla sua fame di calcio, saziata da decine di partite viste in tv: sul gol che si è costruito mercoledì, non è certo andato leggero nel tackle su Mandragora".

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"Petar non giocava titolare da un mese e sembrava aver perso posizioni nelle gerarchie a vantaggio di Zielinski. Ma l’infortunio di Mkhitaryan gli ha tolto quella patina di timidezza da bravo ragazzo di campagna che arriva nel grande club e lo ha condotto in un’altra dimensione, quella che serve all’Inter per compensare l’assenza di uno dei suoi pilastri. E per metabolizzare sempre meglio il gioco aggressivo e verticale che vuole il tecnico romeno", aggiunge il Corriere.