La partita di Coppa Italia con la Lazio, al di là delle polemiche arbitrali, ha dimostrato che le cosiddette riserve - che brutta parola… - sono di primissimo ordine. Altrimenti non sarebbe stato possibile tenere testa e battere un’avversaria di alto livello che si è presentata con 7 titolari su 10 tra i calciatori di movimento: Lazzari (un “pari grado” rispetto a Marusic), Romagnoli, Guendonzi, Rovella, Isaksen, Dia e Zaccagni. Eppure l’Inter di Inzaghi, con tantissime alternative, è stata autorevolmente in campo. La conferma, semmai ce ne fosse stato bisogno, della forza di certi calciatori, che - questo si può dire- forse avrebbero meritato maggiori chance in questi primi sette mesi. Arnautovic - che ha risolto la recente partita con la Fiorentina e poi quella di martedì - in campionato ha giocato ad esempio appena 152 minuti. Però si sono visti a intermittenza anche Zielinski con 788 minuti, cioè otto partite intere, e Frattesi con 812. In due non hanno raggiunto Mkhitaryan, che solo in serie A ha messo insieme 1830 minuti.
Insomma, resta il dubbio che con una rotazione maggiore - e con le qualità di certi calciatori ribadite anche martedì sera - forse l’Inter si sarebbe potuta presentare a questo entusiasmante e meritato finale di stagione con una maggiore freschezza in alcuni e con un po’ più di rodaggio per quelli considerati, in maniera un po’ riduttiva, come i classici cambi . Ma questo è il passato e ora si tratta di guardare avanti, facendo però tesoro non della lezione ma - diciamo così - delle indicazioni che hanno dato “quelli della Coppa Italia”. Una bella prestazione e un messaggio preciso: d’accordo i titolari, ma secondo voi noi siamo solo... riserve?
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