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Sulle pagine de La Gazzetta dello Sport il giornalista Alessandro Vocalelli ha analizzato la rosa dell'Inter e le alternative a disposizione di Inzaghi:
Venticinque calciatori per affrontare il tour de force di una stagione in cui, giustamente, si vuol competere su tutti i fronti. Calcoli semplicistici dicono che i nerazzurri hanno disputato già 38 partite - tra campionato, Supercoppa, Coppa Italia e Champions - e che ne dovranno sostenere ancora tra 16 e 22. Sono garantite le 12 di campionato, i due derby di Coppa Italia, le due di Champions, con la speranza di Lautaro e compagni di allungare il cammino. Un’altra, la finale, in Coppa Italia e chissà quante tra le cinque che ancora resterebbero per arrivare al traguardo in Champions. Una maratona di quasi sessanta gare, a cui vanno aggiunte le fatiche che giocatori di questo livello devono sostenere in Nazionale. Già, perché è un po’ fuorviante l’idea delle “soste” di campionato: uno si immagina che, ecco, ci si può riposare. Invece vai in giro per l’Europa, o addirittura dall’altra parte del mondo, rientrando magari di venerdì per ritrovarti il giorno dopo in campo.
La partita di Coppa Italia con la Lazio, al di là delle polemiche arbitrali, ha dimostrato che le cosiddette riserve - che brutta parola… - sono di primissimo ordine. Altrimenti non sarebbe stato possibile tenere testa e battere un’avversaria di alto livello che si è presentata con 7 titolari su 10 tra i calciatori di movimento: Lazzari (un “pari grado” rispetto a Marusic), Romagnoli, Guendonzi, Rovella, Isaksen, Dia e Zaccagni. Eppure l’Inter di Inzaghi, con tantissime alternative, è stata autorevolmente in campo. La conferma, semmai ce ne fosse stato bisogno, della forza di certi calciatori, che - questo si può dire- forse avrebbero meritato maggiori chance in questi primi sette mesi. Arnautovic - che ha risolto la recente partita con la Fiorentina e poi quella di martedì - in campionato ha giocato ad esempio appena 152 minuti. Però si sono visti a intermittenza anche Zielinski con 788 minuti, cioè otto partite intere, e Frattesi con 812. In due non hanno raggiunto Mkhitaryan, che solo in serie A ha messo insieme 1830 minuti.
Insomma, resta il dubbio che con una rotazione maggiore - e con le qualità di certi calciatori ribadite anche martedì sera - forse l’Inter si sarebbe potuta presentare a questo entusiasmante e meritato finale di stagione con una maggiore freschezza in alcuni e con un po’ più di rodaggio per quelli considerati, in maniera un po’ riduttiva, come i classici cambi . Ma questo è il passato e ora si tratta di guardare avanti, facendo però tesoro non della lezione ma - diciamo così - delle indicazioni che hanno dato “quelli della Coppa Italia”. Una bella prestazione e un messaggio preciso: d’accordo i titolari, ma secondo voi noi siamo solo... riserve?
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