E allora, perché nei minuti di recupero non fai un passo indietro? Perché non ti metti a difendere per una manciata di secondi un risultato così straordinario? Ti vergogni? Hai paura a portare la squadra nella tua metà campo? Sai che di là ci sono comunque avversari di livello? E sai che non esiste solo il “tuo” calcio, ma esiste solo il calcio? Acerbi sta facendo la prima punta e quella mossa ti deve indurre a sistemare la difesa in un altro modo. E’ vero che quel leone segna un gol alla Lautaro, e perdipiù col destro, ma sta facendo il centravanti per staccare di testa sui palloni alti e non è proprio il caso di marcarlo col solo Araujo. E poi, perché non raddoppiare su Dumfries che, fra andata e ritorno, ti ha sfondato la fascia segnando e piazzando assist a raffica? Il 3-3 dell’Inter arriva con quattro catalani (più uno che accorre) e quattro interisti davanti a Szczesny. Difesa quasi in parità numerica. Un assurdo in quella situazione. Metteteci Inzaghi (o Allegri, o Capello, o Lippi, o Ranieri) al posto di Flick e la qualificazione vola a Barcellona
E poi c’è un altro aspetto, riguarda la storia del Barça che punta sempre a segnare un gol in più. Sì, ma quando? In 210 minuti (recuperi esclusi) di questa semifinale la squadra di Flick è rimasta in vantaggio solo 5 minuti e 42 secondi, quanto è passato fra il 3-2 di Raphinha e il 3-3 di Acerbi, per il resto o è stata sotto o è stata in parità. E se devi rimontare, spendi di più, come si è visto nei supplementari, quando l’Inter ha tira to fuori una forza belluina che ha sorpreso il Barcellona.
Dobbiamo ringraziare i catalani non una ma due volte. Il primo ringraziamento va allo splendore tecnico che ci ha regalato, il secondo tempo ha ricordato il Barça di Messi (Yamal arriverà lassù), Xavi e Iniesta. Il secondo ringraziamento è tutto dell’Inter a cui ha lasciato la qualificazione nonostante quel popo’ di spettacolo”, si legge.
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