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Chivu e le parole chiave del lavoro fatto “sulla mente” dell’Inter

Eva A. Provenzano
Eva A. Provenzano Caporedattore 
Le parole dell'allenatore raccontano il lavoro che sta facendo a livello mentale sulla sua Inter

Ha giurato, da allenatore apprendista, che si sarebbe sempre messo in gioco e accettando l'Inter ha dovuto farlo subito, per forza. E per tutto quello che quella squadra lì, è stata per lui. Cristian Chivu è arrivato a Milano dopo un terremoto che sembrava aver spazzato via tutto. In poche settimane da aspiranti tripletisti a sconfitti in tre competizioni, poi l'addio del loro condottiero nelle battaglie andate perse: i giocatori dell'Inter hanno subito un vero e proprio trauma e serviva qualcuno che si assumesse il compito di raccogliere i pezzi e rimetterli in piedi. Riassestare le colonne portanti, riparare le crepe, ricominciare. E con Chivu l'Inter e i suoi uomini hanno ricominciato.

Hanno ricominciato soprattutto da un lavoro sulla testa da cui si, in questo inizio di stagione, sono derivati anche degli inciampi. Naturali, dopotutto. Le idee, il lavoro sul campo, niente forzature troppo marcate, i principi simili al passato e le evoluzioni in linea con il proprio pensiero. Chivu ha lavorato così tecnicamente: cambiando il giusto, senza cancellare niente, senza rinnegare niente. Togliendo la polvere dalle certezze e rinforzandole.

Sulle menti nerazzurre ha dovuto poi lavorare di fino, fare leva su forza, orgoglio e sentimento. Ha parlato di serenità, sorrisi, di campioni ed energie giuste da ritrovare. E l'Inter ha risposto con i risultati, il primo posto in campionato, quattro gare su quattro vinte in Champions.

Ora arriva un'altra prova difficile. Il derby, che era stata fonte di gioia la sera della vittoria dello scudetto numero 20, è stato invece una maledizione nella passata stagione. E anche questo è da cambiare. Si deve provare a fare tenendo sempre conto che "non ci sono favoriti in un derby", che  "il calcio cambia da una domenica all’altra", che "non si possono sprecare energie a guardare troppo avanti", "che è vietato perdere lucidità e serenità".

Sarebbe un segnale sbagliato tra i tanti giusti dati finora alla squadra che Chivu ha 'riaggiustato' con un pensiero semplice ma efficace. Si fa tutto un passo alla volta, senza farsi prendere dall'ansia.

«In un calcio fatto di pressioni io parlo di divertimento? Il divertimento è sempre responsabile. E’ anche apprezzare le cose piccole, come ad esempio che oggi c’è il sole. Ieri nevica. Sono cose che mi piacciono. Ci dimentichiamo di quello che la vita ci offre. Nel calcio l’ansia mostra sempre lo scenario peggiore, è bugiarda. Non bisogna mai ascoltare quello che ti trasmette il pensiero ansiogeno: ti succhia le energie e non ti permettere di esprimerti al meglio», ha detto in conferenza stampa alla vigilia della gara contro il Milan.

Un calcio alle pressioni e all'ansia. Un altro messaggio positivo. Come quello che ha dato nei giorni precedenti non imponendo il ritiro ai suoi giocatori: «Il ritiro non garantisce una vittoria, l’ho sperimentato per anni. Preferisco dare ai giocatori tempo a casa. Mi basta una giornata intera passata insieme prima della partita. Voglio creare il miglior comfort mentale per i miei ragazzi». Il comfort è una zona certa. Non si può non tenere in conto per ricominciare e provare a riscrivere un'altra storia. Nuova, ma che parte da fondamenta  rimaste in piedi dopo un terremoto. E questo qualcosa vorrà dire.