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Ag Thiago Motta: “Lui all’Inter? Prematuro. Ma io ho 83 anni e gli ho detto che…”

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Le parole di Dario Canovi: "Il suo modo di allenare rispecchia esattamente quelle che erano le sue idee in campo"

Marco Astori

Intervenuto ai microfoni di Tuttosport, Dario Canovi, agente di Thiago Motta, ha parlato così del suo modo di allenare e di un possibile futuro all'Inter: «Il suo modo di allenare rispecchia esattamente quelle che erano le sue idee in campo. Thiago difficilmente toccava due volte il pallone. In più, quello che lo faceva assomigliare tanto a Cerezo e Falcao - altri due giocatori che ho assistito -, e lo distingueva dalla massa era il fatto che lui stava sempre vicino al compagno in difficoltà. E se lei oggi guarda le squadre che allena, difficilmente un giocatore, se pressato, non ha la soluzione data da un passaggio a un compagno che gli sta vicino».

I suoi modelli?

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«Non credo ne abbia. Sicuramente ha avuto allenatori da cui ha imparato molto e mi riferisco per esempio a Gasperini. Poi ha avuto anche “vincenti seriali” quali Ancelotti e Mourinho e un uomo intelligente come è lui sa memorizzare e riprodurre quanto gli è stato insegnato».

In cosa deve ancora crescere?

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«Una volta gli raccontai una frase che mi disse Cerezo, ovvero che voleva smettere di giocare quando avrebbe smesso di imparare. E Toninho lo fece a 38 anni dopo aver conquistato l’Intercontinentale da miglior giocatore nella finale con il Milan. Quella massima a Thiago è piaciuta tantissimo: lui è troppo intelligente per sapere che non bisogna essere arroganti, tanto meno presuntuosi. A tal proposito, lui crede che la presunzione sia il sintomo più evidente della stupidaggine di un uomo, per questo sa bene che deve imparare ancora tanto, nonostante sia già arrivato dove è arrivato».

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Raccontano che ai tempi di Coverciano si sia creato un feeling particolare con Renzo Ulivieri.

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«Un rapporto nato da una discussione accesissima durante una lezione perché Thiago non era d’accordo con quello che diceva Ulivieri. Sa come poi è andata a finire? Al termine del corso, Thiago si alzò e disse “Mister, avevi ragione tu”. E da allora Renzo stravede per lui perché lo considera proprio come lui. Credo che abbia apprezzato la persona: Thiago non recita, è disponibile, intelligente ma ha anche “le palle”. È uno che quando si tratta di far vedere i denti, li fa vedere eccome».

D’altronde Thiago l’avrebbe potuto anche allenare, il Psg. E non i ragazzini...

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«La verità vera su questo argomento è che parte della proprietà lo voleva, ma non lo voleva il direttore sportivo che ha preferito mettere lì un suo uomo (tradotto: Campos ha scelto Galtier, ndr)».

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Oggi c’è già chi lo vede all’Inter.

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«Credo sia assolutamente prematuro ogni discorso. E che lui sia troppo concentrato nell’ottenere il meglio possibile dal Bologna da poter pensare a qualsiasi altra cosa. Lui vuole fare altre partite come quella di domenica e quella di Firenze».

Tanto, prima o poi, la chiamata arriverà...

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«Io ho 83 anni e gli ho detto “Thiago fai in modo, prima che passi a miglior vita, di farmi vedere che puoi arrivare dove io penso che tu possa arrivare, ovvero in una grande big del calcio europeo”. Un altro che è assolutamente convinto di questo è Preziosi che ha avuto l’intuizione di portarlo in Italia. Nonostante l’abbia esonerato, ha sempre detto che Thiago era un predestinato».

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