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Gagliardini: “San Siro, che emozione! Ricordo l’esordio con il Chievo. E in Champions…”

Matteo Pifferi

Le parole di Gagliardini sulla sua avventura all'Inter

Lunga chiacchierata di Roberto Gagliardinicon Luiss Sport Live Talk, diretta Instagram con la Luiss, università frequentata, a distanza, dallo stesso calciatore dell'Inter.

Come è andato l’esame ieri?

"E' andato così così, perché forse l’ho preparato troppo in fretta questo, ci ho messo una ventina di giorni. Vediamo come è andata".

Che facoltà frequenti?

"Economia. Ho finito il primo anno e iniziato con questo esame il secondo anno. Vediamo di raggiungere il nostro obiettivo. Devo dire che mi sta piacendo, prima era un po’ più facile ad ora che è nato mio figlio, ma riesco a conciliare bene il tutto”.

Come fai a conciliare la vita da papà, calciatore e studente?

"Fondamentalmente è una questione di organizzazione e come sempre un po’ di sacrificio sicuramente. Prima che nascesse mio figlio, riuscivo a preparare bene tutto. Adesso è un po’ diverso, dopo l'allenamento c'è mio figlio, mi fa piacere stare con lui, ma riesco a mettermi sui libri quando riesco a farlo seguire dalla mamma. È questione di organizzazione e voglia di raggiungere gli obiettivi. È sicuramente una delle cose che porto dal calcio alla scuola, la stessa determinazione per prendere un esame e prendermi la laurea".

Cosa ti ha spinto a scegliere questo percorso universitario?

“È nata quasi un anno e mezzo fa. Avendo dei genitori insegnanti, ho sempre avuto questa vita abituata allo studio. Finito le Superiori avevo una mezza idea di studiare, anche se poi l'ho abbandonata per i prestiti in Serie B. Poi un amico mi ha proposto questa iniziativa della Luiss, fondamentalmente non mi costa nulla ed è tutto di guadagnato ed eccomi qua".

Com’è lo stato d’animo con il quale affronti gli esami? Lo stesso di una partita importante o cambia comunque qualcosa?

“Cambia… Le partite le prepari durante la settimana e sai bene cosa devi fare. Lo studio dovrebbe essere anche così, però, specie io che studio a distanza, anche se mi aiutano, non mi presento a tutti gli esami con la stessa preparazione. Per qualche esame sono più preparato e per altri meno".

C’è un insegnamento particolare che hai portato dal campo allo studio come la determinazione?

“Questo sicuramente. Poi ovvio che sono due cose diverse che si preparano in modo diverso. Però sicuramente preparare un esame ha qualche similitudine alla preparazione di una partita, devi studiare delle cose, vedere dei video, chiedere aiuto al tutor. Sicuramente sono delle cose simili che mi portano ad applicare allo studio delle cose che faccio nel calcio".

Hai frequentato le lezioni online?

“Sono riuscito a seguirne qualcuna, perché magari mi allenavo e non potevo seguire. Fondamentalmente studio o con i tutor, oppure da solo con le slide e riesco a tenere il passo".

Nonostante lo stop, quanto ti ha impegnato in questi mesi il calcio?

"Visto il momento particolare era più facile organizzarmi per lo studio. Fino a dieci giorni fa mi allenavo da casa e potevo gestire io gli allenamenti. Questo periodo di lockdown, diciamo di positivo ha avuto il fatto di avermi dato la possibilità di studiare un po’ di più".

Tu sei di Bergamo, come è stato vivere questo periodo?

"Non è stato semplice, io vivo a Milano però i miei genitori vivono a Bergamo. Fortunatamente stanno bene, però le notizie non erano sicuramente confortanti. C’era grande apprensione e personalmente ho cercato di poter aiutare in qualche modo gli ospedali di Bergamo e ci sono riuscito. Speriamo la situazione continui così, ora che sta migliorando".

L’hai vissuto per ricaricarti le batterie e per concentrarti a qualche hobby o allo studio?

"È stato un periodo 'felice' tra virgolette, se si può dire, perché mi sono goduto mio figlio 24 ore su 24 come non ho mai fatto finora per via del lavoro. Vederlo crescere e stare con lui è sicuramente la gioia più bella, è bellissimo. Poi ho riacceso la playstation perché avevo più tempo libero, poi studio e allenamenti".

Quali sono le difficoltà di un calciatore?

"Non le chiamerei difficoltà sinceramente. È un lavoro, a mio parere il più bello del mondo, che ti richiede tanto ma ti dà tanto, sicuramente. È una cultura che devi far crescere fin da piccolo, io gioco da quando avevo cinque, sei anni, e poi è tutto una crescita. Sono sacrifici che fai durante la crescita, ma ci vuole anche un po’ di fortuna, qualche qualità sicuramente e per arrivare a certi livelli avere tanta determinazione, concentrazione e cultura del lavoro perché la competizione è altissima".

La partita che ricordi più piacevolmente in carriera?

"Quella che mi viene in mente prima è la mia prima in Champions quest'anno, giocata a San Siro ed è stata pure la prima volta che è venuto mio figlio allo stadio".

Qual è la sensazione e l'emozione che provi a San Siro?

"E' difficile da spiegare a parole. Ricordo ancora Inter-Chievo, la mia prima partita a San Siro quando sono arrivato. È stata incredibile. Poi ogni partita, ogni volta che vedi lo stadio, arrivi con l’autobus e vedi questo tempio del calcio fa effetto. Ovviamente col tempo, non dico che ti abitui perché fa sempre effetto, però ala concentrazione sulla partita passa in primo piano".

C'è un grande stress psicologico: come lo gestisci?

"Ogni giocatore, ma ogni persona nel suo lavoro ha pressioni che gestisce in maniera diversa a seconda del suo carattere. Io cerco di restare concentrato semplicemente, magari ascolto un po’ di musica, ma niente di particolare. Le partite, per arrivarci tranquillo, le devi preparare in settimana e se le hai preparate bene, sei più tranquillo”.

Sei un po’ scaramantico? Hai qualche rito prima della partita?

"No, fondamentalmente no. A parte ascoltare musica ma è un passatempo nella mezz'oretta di pullman tra Appiano e San Siro".

E prima degli esami?

“Ripasso fino al secondo prima”.

C’è stato un esame particolarmente bello o particolarmente difficile?

"Mi piace matematica più di ogni altra materia. Quello di ieri per esempio mi è rimasto qui perché non era difficile, era di economia e gestione, ma io non mi sono piaciuto molto. Un po’ come con le partite quando fai una prestazione in cui non ti sei piaciuto. L'ho preparato troppo in fretta e non me l'aspettavo così, di scrivere al PC non sono pratico e ci ho messo il doppio del tempo e ho scritto la metà delle cose".

Pensi di poter sfruttare la laurea dopo la tua carriera da calciatore?

"Me lo sono chiesto anche io. A dir la verità per ora, visto che ho 26 anni e ancora non penso molto al mio post carriera, visto che non sono ancora neanche a metà percorso. Ci ho pensato e sicuramente mi potrà aiutare. Ancora non so cosa farò dopo la carriera ma sono dell’idea che mi potrebbe aiutare e se così non fosse, sono convinto che mi avrà comunque fatto bene studiare in questi anni prima di prendere la laurea per tenere sveglia la testa”.

Qual è il giocatore più forte contro cui hai giocato?

"Ci ha fatto male, Messi sicuramente".

Chi era il tuo idolo da bambino o a chi ti sei ispirato?

"Sinceramente non ho mai avuto un giocatore a cui mi ispiravo. Mi piaceva molto Gerrard ma non è un giocatore al quale mi sono ispirato, mi piaceva vederlo ma non ho un idolo d'infanzia".

Qual è la sensazione quando hai esordito in Serie A?

"Io l’ho fatto con l’Atalanta il 15 maggio se non sbaglio, a Genova col Genoa. È una sensazione strana, bellissima, ero molto teso. Però ogni calciatore gestisce la tensione a modo suo, è normale. Avendo preparato la partita, sono abbastanza tranquillo e so i compiti da svolgere in campo".

Com’è l’ambiente nello spogliatoio?

“Lo spogliatoio è la parte più bella del calcio e di qualunque sport immagino di squadra. Lì si ride, si scherza, si litiga ogni tanto e dove succedono tutte quelle cose che poi, a distanza di anni, quando finirà tutto, ci si ritroverà tutti e si riderà di quello che è successo".

Sei più ansioso per una partita o per un esame importante?

"Non sono molto ansioso, sono cose diverse. Però dipende da come hai preparato la partita e di come hai preparato l’esame. Se non hai studiato tantissimo magari sei un po’ più teso. Per una partita se non ti sei allenato bene o se magari non ti senti benissimo sei un po’ più teso perché non ti senti la gamba giusta".

Perché hai scelto il numero 5?

"Senza un motivo particolare. All’Atalanta avevo il 4, sono arrivato all’Inter e il 4 era ritirato perché ovviamente era del grande Javier Zanetti e quindi ho scelto il 5, perché penso fosse il primo numero disponibile tra quelli più bassi, ma senza un significato particolare".

Cosa ti auguri per la tua carriera universitaria?

"Mi auguro di passare gli esami e laurearmi, è l'obiettivo che mi sono posto. Di cercare di fare gli esami al meglio e conciliare tutto tra sport, casa ed esami. Fortunatamente non c’è un limite massimo, me la posso prendere "tranquillamente" quindi in base all’intensità del periodo posso gestire se fare un esame o farlo più avanti come tutti gli altri studenti".

Ti piacerebbe in futuro continuare con la carriera magistrale?

“Non lo so. Vediamo, c’è tempo. Voglio raggiungere il primo step e vedere come arriverò a livello psico-fisico. Già la triennale sarebbe un ottimo traguardo".

Sei contento comunque della tua scelta, ottima ma che comunque ti ha complicato la vita tra studio, calcio e papà?

"Sì assolutamente. Sono molto testardo e una volta che prendo un percorso e mi pongo un obiettivo cerco di raggiungerlo in ogni modo".