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GdS – Lautaro punta il record di Angelillo: un ‘angelo’ che stregò Moratti

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Un Toro argentino insegue un Angelo argentino: Lautaro Javier Martinez ha nel mirino il record di Antonio Valentin Angelillo
Alessandro Cosattini Redattore 

Un Toro argentino insegue un Angelo argentino: Lautaro Javier Martinez ha nel mirino il record di Antonio Valentin Angelillo. Corsa e sfida per un grande traguardo, per un record interista: 33 gol in una sola stagione. Come sottolinea oggi La Gazzetta dello Sport, "Lautaro è la stella dell’Inter e riprende sabato il suo lavoro di cannoniere a Roma. Angelillo è stato un grande centravanti dell’Inter e ha giocato nella Roma. Corsi e ricorsi storici, incontri e suggestioni.

Ma chi era Antonio Valentin Angelillo? Uno dei famosi “Angeli dalla faccia sporca”. Gli altri due sono Humberto Maschio e Omar Sivori. Il trio magico della nazionale argentina. La storia, che poi diventa leggenda, nasce nel 1957, alla Copa America. L’ Argentina di Guillermo Stabile domina il torneo. Ha un attacco cosmico, Maschio-Angelillo-Sivori segnano rispettivamente 9, 8 e 3 gol. Una marcia trionfale. Otto reti alla Colombia, 3 all’Ecuador, 4 all’Uruguay, 6 al Cile e 3 al Brasile. Li chiamano gli “Angeli dalla faccia sporca” perché - scrivono - sono belli, giovani e in campo volano leggeri. E poi perché hanno coraggio come i protagonisti di un film con Humphrey Bogart. Un massaggiatore darà una versione meno poetica: «Sono sporchi perché sono bravi, scappano via e gli avversari li picchiano e loro rotolano nel fango e io devo ripulire le loro gambe e le loro facce». E diventano “Angeles con caras sucias”. Gli angeli fanno impazzire l’Argentina, ma partono subito per l’Italia. Umberto Maschio, classe 1933, lascia il Racing. Mezzala, lo prende il Bologna. Il presidente Renato Dall’Ara investe quasi cento milioni di lire. Giocherà anche nell’Inter.


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Omar Sivori (1935-2005) detto El Cabezon per il testone pieno di capelli, è un genio. La Juventus lo prende dal Boca Junior. L’avvocato Agnelli, che paga 160 milioni di lire, non si pente: «Omar non è solo uno spettacolo, è un vizio». Antonio Valentin Angelillo, classe 1937, è il più giovane. Quando incontra il presidente dell’Inter, Angelo Moratti, ha poco più di vent’anni. Costa 90 milioni, Moratti non fa nessuna fatica a pagarlo. Delicato, baffetti da latin lover alla Clark Gable, il protagonista di “Via col Vento”, Angelillo incanta subito, spinto dal suo elegante passo e dal suo incedere soave. Centravanti di classe, bellissimo, fa innamorare. Sembra che giochi in abito da sera, “indossa lo smoking anche in area”. Destro, sinistro, testolina precisa. Un Van Basten di quel tempo. Angelillo soffre di nostalgia, pensa ai sacrifici di suo padre macellaio, dedica tutti i gol alla mamma.

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Milano è fredda, ma lui resiste. E segna. Tanti gol, belli, deliziosi. Il primo anno 16, il secondo 33. Ed è record interista, in una sola partita ne fa cinque alla Spal. Scalda San Siro e, raccontano le cronache rosa, si fa anche scaldare da una ballerina del tabarin “La porta d’Oro”, Ilya Lopez, pseudonimo di Attilia Tironi. Poi arriva Helenio Herrera, perfido mago, e la sua vita cambia. In peggio. L’ibrida posizione tattica, la rumorosa storia d’amore, i contrasti e le critiche lo deprimono. Angelo Moratti vorrebbe tenerlo, Herrera, un pochino geloso e invidioso, lo accompagna alla porta. A Roma.

Gianni Mura, un fuoriclasse del giornalismo, scriverà: «Ho visto il gol numero 33 di Angelillo, alla Lazio, e mi sono commosso, perché era da settimane che quel gol non voleva arrivare. Ho anche esultato, da tifoso dell’Inter, ma soprattutto di Angelillo. Così quando l’Inter decise di venderlo col pretesto della dolce vita, io passai al Milan dalla sera alla mattina, senza traumi». Nel finale di carriera Angelillo va nel Milan di Rocco, gioca tre partite e diventa campione d’Italia. Si fa una famiglia, padre e marito esemplare, resta in Italia e ci lascia in un freddo gennaio del 2018", si legge.

(Fonte: La Gazzetta dello Sport)

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