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Vieri: “Questa Inter è da 10, in campo e fuori. Lukaku devastante. Eriksen con Conte…”

Le parole di Bobo Vieri a La Gazzetta dello Sport

Matteo Pifferi

Lunga intervista concessa da Bobo Vierialla Gazzetta dello Sport. Il triplo ex di Juve, Inter e Lazio ha parlato della corsa scudetto e del big-match tra nerazzurri e biancocelesti di questa sera:

«La Juventus domina da oltre otto anni, e Agnelli la migliora stagione dopo stagione. Hanno uno stadio di proprietà, una star come Cristiano Ronaldo e un’organizzazione fantastica: rasentano la perfezione. Solido poi il nuovo percorso dell’Inter. Se pensiamo al gap maturato fino alla scorsa estate... Non era facile colmare quella distanza, oggi secondo me è invece lì, con la Juve, sotto molti punti di vista. Fenomenali Conte e Marotta, un bravo anche a Spalletti che aveva riportato il club nell’Europa che conta. Sì, assegno un bel “dieci” in pagella all’Inter: in campo e fuori, è sempre più vicina alle grandi corazzate internazionali. Marotta, in particolare, è un dirigente super, d’altronde era il mio direttore al Ravenna (ride, ndr)».

E la Lazio?

«Mi ha sorpreso. Era impensabile vederla in lotta per lo scudetto. Complimenti a Tare e a Simone Inzaghi. Hanno sei-sette giocatori da top club, l’undici titolare è di quelli importanti, e quest’anno ci sono anche alcuni ricambi di buonissimo valore. Immobile come tocca palla fa gol, poi ci sono Correa, Milinkovic, Luis Alberto, Leiva, Acerbi... E anche Caicedo, che è un centravanti tosto: fa gol, gioca semplice, lavora tantissimo».

Non ha l’impressione che i biancocelesti stiano viaggiando oltre i loro limiti?

«No, la Lazio è davvero forte, organizzata, credibile. Dalla metà campo in avanti è devastante. E, ripeto, la stessa panchina non è male. Da non trascurare, poi, l’assenza delle coppe. Gioca ogni sette giorni, prepara le partite con calma, gli acciaccati possono recuperare senza forzare. Insomma, Inzaghi ha in mano una grande occasione...».

Tre squadre, tre uomini simbolo là davanti: iniziamo da Cristiano Ronaldo.

«E’ di un’altra categoria, appartiene a un mondo a parte. C’è lui, poi tutti gli altri. Una belva, sempre affamato, qualità e tecnica impressionanti».

Lukaku?

«E’ il centravanti puro: devastante, forza fisica fuori dal comune e un piede sinistro morbido nonostante la stazza. Lotta, tiene palla, si fa sempre trovare dal compagno in difficoltà, fa salire la squadra. E ha raggiunto una forma fisica perfetta grazie a Conte. Antonio lo ha asciugato, lo ha portato al top. Romelu è già a quota 17 gol in campionato, roba da fenomeni per uno straniero al primo anno in Serie A. Ce ne sono pochissimi così in giro per il mondo».

Ed eccoci a Immobile...

«Fa venire il mal di testa ai difensori. Non si ferma mai, non dà punti di riferimento, è in continuo movimento. Difficilissimo da marcare. E’ atipico e ha raggiunto una condizione tale da renderlo letale in zona gol a dispetto della mole di lavoro. Mi piace, lo rispetto: si è fatto da solo, lavorando senza tregua».

Che cosa non decolla nella Juve dell’era Sarri?

«E’ normale qualche “pausa” in una squadra che vince lo scudetto da otto anni di fila, che ha fatto due finali di Champions e ha messo nel frattempo in bacheca anche varie Coppe nazionali. Oltretutto, Inter e Lazio sono cresciute moltissimo e hanno inevitabilmente più cattiveria e fame rispetto ai bianconeri che probabilmente anche inconsciamente hanno la testa alla Champions. Detto questo, parliamo di una Juve pur sempre in testa al campionato...».

Ci indichi l’arma in più di Inter, Juve e Lazio nella corsa scudetto?

«La coppia Lukaku-Lautaro garantisce all’Inter presente e futuro da top club: è fra le prime tre-quattro coppie del mondo, e per età e prospettive solo il Paris Saint Germain può competere grazie ai vari Mbappé, Neymar o Icardi. La Juve, dal canto suo, conta sulla rosa di gran lunga più forte e completa, mentre la Lazio è pericolosissima con un Immobile simile. Sì, Ciro è la vera arma letale di Simone Inzaghi».

Passiamo ai tecnici: iniziamo con Conte...

«Devastante, ha tutto: preparazione, motivazioni, carisma, cattiveria. Alza di suo il livello di competitività in qualsiasi gruppo. E’ l’allenatore che impatta più velocemente anche a livello di risultati. Ci mette di fatto due settimane a cambiare in meglio una squadra».

Simone Inzaghi?

«Anno dopo anno ha alzato l’asticella della Lazio. E’ bravo, è la dimostrazione che agli allenatori va dato il giusto tempo, ci vogliono anni per costruire qualcosa di solido, duraturo. Con un cambio tecnico in questi anni, il percorso della Lazio sarebbe stato sicuramente inferiore».

Infine Sarri, ultimamente criticato anche dallo stesso popolo bianconero.

«Tutti si aspettano il gioco del Napoli sarriano, ma non è proponibile in questa Juve: non ci sono giocatori adatti a quella filosofia, e anche le personalità dei due gruppi sono diverse. Sarri deve allora scendere a qualche compromesso. In ogni modo, si vede un maggiore possesso palla, si nota la voglia di fare la partita. Per ora non sempre riesce a comandare per larga parte della gara, anche se non bisogna drammatizzare in maniera clamorosa visto che parliamo di una squadra appunto prima in classifica, agevolmente qualificata agli ottavi di Champions e in piena corsa per la finale di Coppa Italia».

Che tipo di segnale è l’acquisto di Eriksen da parte dell’Inter?

«Semplice, l’Inter vuole vincere subito: a gennaio sono arrivati pure Moses e Young... Con Eriksen si costruisce oltretutto per il futuro. E’ un grande giocatore, qualità pura, può ricoprire tutti i ruoli dalla metà campo in avanti, e il fatto che abbia scelto i nerazzurri è la conferma di una concreta risalita internazionale anche a livello di immagine del club di Zhang. Il danese deve ambientarsi, deve iniziare ad allenarsi come vuole Conte e sono certo che per qualche tempo andrà a letto molto presto la sera (ride, ndr)».

Capitolo Nazionale: l’Europeo si avvicina.

«Ho scritto a Mancio che solo la Francia ha una rosa superiore alla nostra. Non so, me lo sento, vinciamo noi. Roberto in un anno e mezzo ha ribaltato l’Italia del calcio come nessuno aveva mai fatto: siamo giovani, con qualità e spavalderia. I tifosi sono tornati ad amare sul serio la Nazionale. Non voglio perdermi nessuna gara degli azzurri. Anzi, avviso fin da ora Roberto di trovarmi due-tre biglietti a partita, non voglio scuse (altra risata, ndr)».

Accanto a Mancini ci sarà pure Vialli...

«I miei due idoli! Vialli come Riva ai miei tempi? Figure fondamentali per i giocatori che hanno un appoggio in più oltre al tecnico. E c’è pure Oriali, un campione del mondo. Una loro parola e ritrovi subito serenità e sicurezze».

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