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Zanetti: “Argentina, è un sogno. Sono andato da Messi e lui mi ha detto…”

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Le parole del vicepresidente dell'Inter: "Un sogno che questi ragazzi hanno regalato a un popolo, a una nazione, a quarantacinque milioni di argentini"

Marco Astori

Javier Zanetti, vicepresidente dell'Inter, ha concesso un'intervista ai microfoni di Repubblica dopo la vittoria del Mondiale in Qatar da parte dell'Argentina. Queste le sue parole.

Zanetti, qual è l’immagine che le resta addosso di questo trionfo, di questo ritorno alla gloria per l’Argentina?

—  

«Vedere i miei figli in lacrime, che piangevano per l’emozione. Eravamo tutti insieme, tutta la famiglia qui a Doha. È stato un momento unico, indimenticabile».

Cosa significa questa vittoria per l’Argentina?

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«Questo è un sogno. Un sogno che questi ragazzi hanno regalato a un popolo, a una nazione, a quarantacinque milioni di argentini che non volevano altro che poter festeggiare questa coppa».

Ha già parlato con Messi?

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«Sì, sono entrato in campo e sono andato da lui. È stato un momento molto emozionante: ci siamo abbracciati, abbiamo riso. Gli ho detto che ero felice, che se lo meritava, che era il suo destino».

E lui le ha detto qualcosa?

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«Solo una cosa: finalmente, finalmente».

Cosa rappresenta questo successo per Messi, per la sua carriera e la sua storia sportiva?

—  

«Lui meritava questo trionfo più di tutti. Vederlo alzare la Coppa del mondo era l’immagine che penso tutto il mondo volesse vedere, era semplicemente giusto che questa cosa succedesse a un ragazzo e a un giocatore come lui».

Zanetti: “Argentina, è un sogno. Sono andato da Messi e lui mi ha detto…”- immagine 2

Se è successo è anche grazie a Scaloni. Che meriti ha avuto?

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«La sua grandezza è quella di essere un allenatore umile, un uomo semplice: ma grazie a questa dote ha fatto vedere fin dall’inizio che aveva qualcosa di speciale, che poteva regalarci questo traguardo».

Lei ci ha creduto dall’inizio di questo Mondiale, è vero?

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«Sì, ci credevo perché capivo che c’era questa sensazione collettiva di qualcosa di grande, questa illusione: tanta gente che sentiva che potesse essere il momento giusto. Avete visto quanta gente era venuta dall’Argentina qui a Doha?».

Secondo lei questo entusiasmo collettivo è arrivato fino alla squadra?

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«Certo, ha trascinato i giocatori nei momenti difficili. Le assicuro che una squadra lo percepisce».

Momenti difficili che ci sono stati soprattutto all’inizio.

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«La squadra ha dato l’anima, ha vissuto un Mondiale in crescendo. Ha perso all’inizio, ma quella sconfitta ha fatto bene, ha creato un legame. Un motore, fino a oggi, quando tutto è finito come doveva finire. Erano troppi, troppi anni che aspettavamo questa gioia».

Cosa era mancato fino a oggi?

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«Qualche volta la fortuna, qualche altra volta forse abbiamo incontrato squadre più forti di noi. Abbiamo avuto squadre grandissime, personalmente ho giocato con campioni incredibili. Ma a volte degli episodi ci hanno tirato fuori troppo presto: il calcio è così. Oggi però festeggiamo noi».

Continua a dire “noi”: lo sente davvero suo questo Mondiale, vero?

—  

«Sì, mio come tifoso. In campo ha vinto la squadra, ma fuori siamo quarantacinque milioni di campioni del mondo».

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