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Il suo segreto?
—«Per come lo conosco io, e lo conosco bene, non si dà mai per vinto. Non molla, non si arrende, ha la sua strada e la percorre in modo sereno. Ogni tanto, durante gli anni nelle giovanili, lo prendevo in giro perché non riusciva a fermarsi. Andava davvero troppo forte, così gli dicevo di scalare una marcia. Il tutto scherzando, col sorriso. Ne abbiamo passate davvero tante insieme. Per me è più di un semplice giocatore, così come tutti quelli che ho avuto della sua annata. Il suo carattere lo porterà lontano. Vederlo alzare il primo trofeo con l'Inter mi ha fatto emozionare»
Manca solo la titolarità.
—«Davide è in una grande squadra, sa che le gerarchie sono fondamentali. Non c'è fretta: ha tutto il tempo per prendersi il suo spazio»
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