Mimmo Berardi si confessa. Al Corriere dello Sport ha definito meglio i contorni del suo ruolo di bandiera al Sassuolo. In piena sincerità: «Sono a Sassuolo da quindici anni, nei primi non mi sentivo pronto a lasciare. Negli ultimi cinque o sei ho spinto per andare via».
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Berardi rivela: “Ho spinto per lasciare Sassuolo, avevo accordo con un club a strisce ma…”
Ma...
«Bisogna essere in tre ed è sempre mancato uno dei tre».
C’è stato un momento in cui ti sei sentito effettivamente in uscita?
«Sono sincero, sì. Prima di farmi male avevo trovato l’accordo con un grande club, le soluzioni erano state individuate. Tutte. Ma non chiedermi quale, tanto non te lo dico».
Era a strisce?
«A strisce. Mi è dispiaciuto non poter fare la Champions, non poter giocare per gli obiettivi più alti. La Champions è qualcosa che vorrei provare da sempre».
Sei ancora in tempo.
«Passai un mese un po’ così, tra l’arrabbiato e il deluso. Prevalse la gratitudine nei confronti di questo club del quale mi sento e mi fanno sentire la bandiera. Non sono Totti, ma è ugualmente bello e importante».
In che senso non sei Totti?
«Sassuolo non è Roma, è una questione di dimensioni non solo calcistiche. La Roma è un top club».
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