A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Enzo Bucchioni, giornalista e scrittore. Di seguito, un estratto dell’intervista.

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Bucchioni: “Conte? La storia parla chiaro: anche all’Inter andato via quando…”
Il polverone mediatico che ha sollevato Conte, che scopo ha? “L’obiettivo è dare la famosa scossa, far capire alla squadra che lui fa sul serio. È un confronto diretto: in un certo senso il messaggio è chiaro. Se il problema sono io, se non ci capiamo, se non volete fare quello che chiedo, allora posso fare anch’io un passo indietro. È una sfida: guardiamoci negli occhi, mettiamo le carte sul tavolo e capiamo fin dove possono arrivare questi giocatori e dove si può intervenire, anche a livello societario. Non a caso la società è scesa subito in campo a difesa dell’allenatore, in modo forte e chiaro. È un braccio di ferro di cui non conosco l’esito.
Conte è capace di grandi gesti: l’ha già fatto nella sua carriera. Il punto è che molti non capiscono Conte: lui tutti i giorni vuole vedere mentalità, crescita, un gruppo che lo segua verso obiettivi sempre più alti. Questo suo modo di lavorare lo ha portato allo scudetto nella passata stagione, ma può essere faticoso da sostenere. Per Conte sarebbe inaccettabile restare a vedere una squadra che si scioglie, un “morto che cammina”, come ha detto lui. Questa settimana sarà decisiva: i giocatori parleranno e lunedì dovranno dirgli chiaramente se vogliono seguirlo o no. La risposta, sinceramente, oggi non ce l’ha nessuno, nemmeno Conte”.
Io conosco Conte da trent’anni per lavoro, non come amico. Non so se domenica sera abbia rassegnato le dimissioni, ma so che la sua storia parla chiaro: lo ha già fatto alla Juventus, all’Inter, al Tottenham. Conte se ne va quando sente di non poter più lavorare come vuole. Il suo modo di allenare è questo: ti piace o non ti piace, ma lo prendi proprio per quello. Se il gruppo non riceve più il suo messaggio e lui deve alzare l’asticella da solo, subentra la frustrazione.
Quindi lo scenario è apertissimo: tutto dipenderà dall’atteggiamento dei giocatori e dal ruolo della società. Quanto alla smentita di De Laurentiis, l’ho letta come una strategia per dire: non sta succedendo nulla, calmiamoci, non facciamo esplodere tutto. Ma la situazione va rimessa in ordine, perché la gara di Bologna è stata un punto di non ritorno. E alcuni segnali negativi, come quelli visti col PSV, sono ferite ancora aperte nel mondo di Conte”.
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