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"Sono passati 19 anni da Calciopoli, i lettori sono in parte cambiati e non tutti ricordano tutto". Comincia così la lettera in risposta alle dichiarazioni di Luciano Moggi inviata da Franco Carraro a La Gazzetta dello Sport. "Ritengo perciò necessario - prosegue - ricordare che il Gup di Napoli, la Corte di Cassazione, la Corte dei Conti, il Tar del Lazio, ultimo grado della Giustizia sportiva, hanno riconosciuto la mia innocenza, definendo il mio comportamento 'istituzionalmente corretto'. Le sentenze definitive su Luciano Moggi sono state differenti. Con i più cari saluti".
Un riferimento chiarissimo alle condanne, non solo sul piano della Giustizia sportiva, ma anche su quello penale, inflitte a Moggi: 5 anni e 4 mesi di reclusione per associazione a delinquere e frode sportiva ridotti dal ricorso in appello a 2 anni e 4 mesi. Una sentenza nuovamente modificata anni dopo, nel 2015, dalla Corte di cassazione, che annullò la condanna in secondo grado fino alla prescrizione.
È evidente che l'ex presidente della Figc si sia indispettito leggendo l'intervista pubblicata oggi dalla Gazzetta, in cui l'ex direttore generale bianconero afferma che durante il periodo di Calciopoli "Noi e il Milan eravamo in lotta per lo scudetto e Carraro cercava di favorire i rossoneri di cui, in passato, era stato presidente".
Una stoccata, quella di Moggi, a sua volta di risposta ad una precedente intervista a Carraro, che derubricò la vicenda Calciopoli ad un suo "grande errore politico. Nel 2004 pensai che Bergamo e Pairetto non potessero più essere designatori arbitrali: in quel momento, i due pensarono di sopravvivere appoggiandosi a Moggi...". Il resto è storia. Il presente, invece, continua ad essere un botta e risposta al veleno tra Carraro e Moggi. Anche a 19 anni di distanza.
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