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Fino a ieri, il ranking stagionale serviva soltanto per comporre quello assoluto, ora dà un premio tangibile, il posto in Champions. Come si calcola? È una questione aritmetica. Un successo vale 2 punti, un pari (oppure una vittoria ai rigori) 1 punto. Oltre ai risultati ci sono poi i bonus. Nell’eliminazione diretta, c’è 1 punto per ogni turno superato fino alla finale (ma in Conference i quarti non danno niente). I punti di ogni squadra si sommano per dare il totale nazionale che viene poi diviso per il numero di squadre di quella nazione. Per l’Italia, per esempio, i punti vanno divisi per 7 (Inter, Napoli, Lazio, Milan, Roma, Atalanta, Fiorentina).
"Dopo i gruppi, l’Italia è prima con 14 di coefficiente, ma le distanze sono davvero minime: Germania e Inghilterra hanno uno 0,4 in meno, la Spagna -1,3. I quattro tornei top sono al comando e si giocheranno i primi due posti. Difficile che le inseguitrici - Rep. Ceca, Belgio, Turchia — accorcino perché hanno poche squadre. La Francia può inserirsi perché ne ha 6. Ecco la cosa importante: più squadre possono in teoria conquistare più punti. Non ci sono formule magiche: serve andare avanti nelle coppe. Non è neanche questione di Champions. Anche i punti di Conference sono importantissimi. Una Fiorentina avanti nel torneo, come Milan e Roma in Europa League, sarebbero una ricchezza per il ranking e, di conseguenza, per il campionato", chiude Gazzetta.
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