C'era una partita nella partita dentro Inter-Como, quella tra Chivu e Fabregas. I due protagonisti del mercato allenatori estivo hanno fatto finta di non pensarci, ma il popolo interista uscendo da San Siro un pensiero chiaro lo ha avuto: alla fine è andata benissimo così.
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Con buona pace di chi soltanto qualche mese fa era disperato per il mancato arrivo dell'allenatore del Como al posto di Inzaghi e storceva il naso di fronte al nome di Chivu, con quelle sole 13 panchine in Serie A che alimentavano dubbi e perplessità. Aver visto l'Inter strapazzare il Como, però, ha fatto definitivamente cambiare i giudizi, anche se Chivu non è tipo da cadere in certi tranelli: "Se pensavo al confronto con Fabregas? Io non ho tempo nemmeno di pensare. Avevo l'obbligo di mettere la squadra nelle condizioni migliori. Sono felice per l'atteggiamento dei ragazzi. Io sono interessato solo all'Inter, mantenendo ordine e disciplina per raggiungere gli obiettivi".

E contro il Como la recita è stata di livello altissimo, con un'Inter che fin dai primi secondi di gioco ha messo in chiaro le proprie intenzioni, approfittando di una fase difensiva troppo allegra degli avversari, proprio quello che contro una squadra come quella nerazzurra è severamente vietato fare.
Inter a tratti devastante
L'Inter a tratti è stata devastante, ha segnato quattro gol a quella che prima dell'inizio era la miglior difesa del campionato con soli sette gol al passivo senza averne mai subito più di uno a partita. L'immagine chiave, però, è quella dell'80', quando Lautaro, Calhanoglu, Mkhitaryan e Barella hanno chiuso in una morsa i due giocatori del Como che cercavano di uscire con la palla, mordendo tutti insieme le caviglie fino a quando non hanno strappato il pallone che poi ha portato al terzo gol di Calhanoglu.

Avere un atteggiamento del genere avanti di due gol e a dieci minuti dalla fine dice tanto, a conferma di uno stato psicofisico eccellente, sorretto da un attacco che viaggia a mille (32 gol in campionato, 49 in stagione), con Lautaro e Thuram che si trovano a meraviglia (l'ultima volta che i due avevano fatto gol insieme era stata il 25 agosto nel 5-0 sul Torino alla prima di campionato). L'argentino ha segnato il vantaggio aggiornando anche le sue statistiche: con 164 gol in nerazzurro è a sette gol dal terzo posto assoluto di Boninsegna (prima della partita i due sono stati premiati dal presidente Marotta), ha segnato alla 30ª squadra diversa in Serie A e ha partecipato per la 150ª volta a un'azione vincente in campionato (122 gol e 28 assist).
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