Antonio Conte vuole o non vuole che i dirigenti intervengano nel dopopartita? È la domanda che molti si stanno ponendo dopo le parole del tecnico del Napoli, che ha criticato l’abitudine dei dirigenti di prendere posizione pubblicamente per difendere o accusare, spegnere o incendiare le polemiche, indirizzando così la narrazione delle gare.

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Come riporta la Gazzetta dello Sport, Conte ha definito questi interventi “un’intromissione fastidiosa”, una forma di delegittimazione del ruolo dell’allenatore. Eppure, chi conosce la carriera del tecnico salentino sa che in passato le sue posizioni sono state tutt’altro che lineari su questo tema.
Dalla notte di Dortmund al presente: due Conte a confronto
—Il primo “atto” della questione risale al 2019, quando Conte sedeva sulla panchina dell’Inter. Era la notte di Dortmund, quarta giornata della fase a gironi di Champions League: i nerazzurri conducevano 2-0 sul Borussia, poi crollarono 3-2 nella ripresa. Nel post-partita, un Conte furioso invocò un segnale forte da parte della società.
«Non voglio alibi, ma non mi piace che ogni volta debba venire io a metterci la faccia. Qualcuno della società dovrebbe parlare ogni tanto», dichiarò allora il tecnico. In quell’occasione, il mister non si lamentava solo del crollo in campo, ma anche di una comunicazione societaria che, a suo dire, lo lasciava troppo solo a gestire le tensioni mediatiche.
Insomma, il Conte del 2019 chiedeva esattamente l’opposto di ciò che sostiene oggi: un “parafulmine” societario capace di proteggere il gruppo nei momenti difficili.
Il caso Parma e l’appoggio di Marotta
—Non è un episodio isolato. Pochi mesi dopo, il 31 ottobre 2020, l’Inter pareggiava 2-2 con il Parma in una gara segnata da un rigore negato a Perisic. Quella volta, la voce della società arrivò forte e chiara per bocca di Beppe Marotta: «L’errore è stato palese. Intervengo per denunciare il vuoto normativo sul Var», dichiarò l’amministratore delegato.
Conte, in quell’occasione, apprezzò apertamente: «Il rigore su Perisic? Ha parlato il club, ed è giusto che lo facciano i dirigenti se hanno qualcosa da dire».
Evoluzione o tattica?
Oggi, a distanza di anni, l’allenatore del Napoli sembra aver cambiato idea. Le sue parole post-Napoli–Inter hanno riacceso il dibattito tra i tifosi e gli addetti ai lavori: è davvero un cambio di filosofia o solo una mossa tattica nella lotta scudetto?
Gli ex sostenitori nerazzurri lo accusano di incoerenza. Un'incoerenza grottesca. Come scrive la Gazzetta dello Sport, nel calcio di Conte – e nella corsa al titolo – tutto è materia di battaglia: il campo, le parole e persino la memoria.
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