L’Inter è il club che spende meno tra le otto squadre qualificate ai quarti di finale di Champions League. Come sottolinea la Gazzetta dello Sport, lo “spread” con il Bayern Monaco è di oltre 200 milioni. "Il fatto che la rosa dell’Inter sia, allo stesso tempo, la meno costosa del G8 di Champions e la più costosa della Serie A la dice lunga sul divario economico tra il calcio italiano e l’élite del pallone globale", si legge sul quotidiano.
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Nell'analisi, la Gazzetta dello Sport si riferisce ai bilanci 2023-24 e prende in considerazione gli stipendi del personale e gli ammortamenti dei “cartellini”, la cui somma esprime la dimensione del “budget” che ciascun club destina annualmente alla gestione della rosa.
"Per la verità, sarebbe stato più accurato isolare la voce degli stipendi dei tesserati, ma questo dettaglio viene diffuso solo da alcuni club. Prevale, quindi, la logica di uniformità e coerenza. I dirigenti guidati da Beppe Marotta hanno dovuto fare di necessità virtù, liberandosi degli ingaggi più pesanti, incassando da alcune cessioni e cogliendo le opportunità di mercato. Tutto questo, a conto economico, si è tradotto in un drastico calo della spesa. La somma di stipendi e ammortamenti è scesa dai 350 milioni del 2021-22 ai 317 del 2022-23 ai 303 della scorsa stagione. 227 di spese per il personale (tesserato e non) e 76 di ammortamenti".

"Negli ultimi tempi, in casa nerazzurra, si è lavorato soprattutto per abbattere il valore di carico dei calciatori, che impatta annualmente con le rate di ammortamento. E, in effetti, nel 2023-24 questa voce è diminuita di 14 milioni, mentre gli stipendi sono rimasti stabili e nell’esercizio 2024-25 sono destinati a salire per i rinnovi contrattuali di Lautaro e Barella. Con il subentro del fondo Oaktree, le tensioni di liquidità sono cessate. E sono cambiate le strategie di costruzione della rosa: sì agli investimenti futuribili, no (o quasi) ai parametri zero di lusso. Sempre, però, nell’ottica della sostenibilità".
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