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De Calò (GdS): “Lukaku, nessuna differenza tra Inter ed Europei. strapotere assoluto”

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Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Alessandro De Calò ha parlato così degli attaccanti all'Europeo, con menzione speciale per Lukaku

Matteo Pifferi

Intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, Alessandro De Calò ha parlato così degli attaccanti all'Europeo, con menzione speciale per Lukaku:

"Nel nuovo Europeo che comincia oggi, e vola senza paracadute, l’importanza del “9” diventa definitiva. Nel calcio contagioso dell’Italia di Robi Mancini, questo può diventare il momento di Ciro Immobile, un passo fulminante del suo riscatto anche tardivo, come può essere la vendemmia che ci porta l’aroma rotondo di un buon vino. Con Insigne e Verratti, Immobile fa parte di quel trio che Zdenek Zeman ha regalato al nostro calcio dopo averlo inventato nel suo mirabile Pescara di nove anni fa. A differenza del capitano del Napoli e dell’asso del Psg, Immobile ha dovuto uscire da un paio di labirinti per arrivare fino a qua. [...] Il suo Europeo è cominciato bene, due partite due gol, ma è adesso – lontano dalla “comfort zone” dell’Olimpico – che deve far pesare il segno di una differenza. Ieri i francesi dell’“Équipe” hanno infilato Immobile nella top 11 della prima fase: è un riconoscimento importante ma, soprattutto, una postazione da difendere. La concorrenza non manca".

Lukaku e gli altri

"Piano piano i “9” se lo stanno prendendo l’Europeo. All’inizio era soprattutto Lukaku. Strapotere assoluto, come se non ci fosse alcun confine e nessuna differenza tra la maglia dell’Inter e quella del Belgio, tra il campionato italiano e il torneo continentale. Poi sono arrivati gli altri, attorno a Rom e Ciro. Lewandowski ha calato il tris ed è stato l’ultimo ad arrendersi, pur non salvando la Polonia dal naufragio. Schick ha ricordato al mondo i contorni del suo talento con quel gol alla Maradona da metà campo. Benzema si è preso la Francia sulle spalle con una doppietta, tornando a segno con i Bleu dopo un buco di sei anni. Il dato non è ininfluente, perché è arrivato in un match decisivo, l’ultimo col Portogallo. E perché il “9” del Real Madrid continua a rimanere in bilico nella nazionale di Deschamps: rischiava di essere un corpo estraneo, può diventare il vero valore aggiunto. Nella Spagna, Luis Enrique sta aspettando Morata come il Vecio Bearzot aveva fatto con Paolo Rossi nel Mondiale ’82. Lui, e altri dieci. Forse la rincorsa è agli sgoccioli. Poi c’è Harry Kane, che continua a inseguire se stesso nella giovane Inghilterra finora emancipata dai suoi gol. Cristiano Ronaldo ha segnato 5 delle 7 reti del Portogallo: continua a essere un gigante, colleziona record su record, ma è tutto meno che un “9” classico. Nel poderoso solco di Lukaku, il vecchio centravanti si sta riprendendo la scena. Chi non ce l’ha resta sull’altalena – come la Germania, agli ottavi per un pelo – oppure continua a cercarlo, tipo l’Olanda che sfoglia la margherita per trovare il socio di Depay: Malen o Weghorst? Anche l’Austria con Arnautovic è un’altra cosa. La verità è che, finora, il vero capocannoniere dell’Europeo sono gli autogol".

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