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Hakan Calhanoglu è tornato il faro dell'Inter. Su di lui si concentra oggi anche la Gazzetta dello Sport: "E' l’uomo che muove i fili. Manovra l’Inter con la serenità di chi è abituato a dettare il ritmo alzando i giri a seconda del momento. Dopo un’oretta ha “stappato” una gara ostica con un destro da fuori incrociato che ha sorpreso San De Gea, che fino a quel momento aveva murato Dumfries, Bastoni, Dimarco ed Esposito. Questione di testa".
Cattiveria, concentrazione, freddezza. Tutto ciò che ha messo anche nel rigore trasformato nel finale: "Da quando veste nerazzurro ha sbagliato un rigore su 27 tentativi. L’unico errore è arrivato contro il Napoli l’anno scorso, nella sfida d’andata finita 1-1. Una defaillance pesante in chiave scudetto. Lo score totale è da applausi: solo sei errori su 58 rigori complessivi", si legge.
I numeri fotografano una prestazione che va ben oltre i due preziosissimi gol. "Calhanoglu fa girare tutta l’Inter. Contro la Fiorentina solamente Akanji e Bastoni hanno toccato più palloni di lui, 104 e 90 contro 87. Ha completato 59 passaggi, effettuato quattro cross, altrettanti lanci e recuperato sei palloni. Solo Dimarco come lui. Una prestazione da tuttocampista. Quest’anno è rientrato da protagonista dopo aver smaltito un estate turbolenta, polemica - vedi il battibecco a distanza con Lautaro durante il Mondiale per Club -, fiaccata da una finale di Champions persa 5-0 e dalle voci di un addio. Le sue parole inquadrano il merito di Chivu, ovvero quello di aver “aiutato” una squadra in difficoltà. L’ha fatto col dialogo e con la fiducia. I risultati si vedono. Calha è una delle prove", sottolinea la Gazzetta.
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