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Inter, lezione al Como. C’è una scena da National Geographic. Marotta deve ringraziare…

Chivu e Marotta
Il giorno dopo la fragorosa vittoria per 4-0 contro il Como, il Corriere dello Sport analizza la prova di forza dell'Inter
Gianni Pampinella
Gianni Pampinella Redattore 

Il giorno dopo la fragorosa vittoria per 4-0 contro il Como, il Corriere dello Sport analizza la prova di forza dell'Inter. "La lezione di ferocia agonistica arriva al minuto 80. Inter-Como è già sul 2-0. Ramon, il centrale di Fabregas, recupera un pallone sulla destra e viene aggredito come solo nei documentari di National Geographic. Prima Lautaro, poi Calhanoglu, quindi Barella, con Mkhitaryan che sta lì a sovrintendere. I quattro azzannano il pallone, lo recuperano e scattano come felini. Se lo passano come nel gioco de La Settimana Enigmistica “unisci i puntini”: si parte da un colpo di tacco di Barella. Uno, due, tre, il pallone finisce a Calhanoglu che dalla sua mattonella segna la terza rete. È l’immagine che rende l’idea della serata dell’Inter. La spietatezza degli uomini di Chivu che impartiscono una lezione al Como del plurielogiato Fabregas. Lezione non solo di calcio, anche di intensità, di agonismo. Di voglia di vincere"

Inter, lezione al Como. C’è una scena da National Geographic. Marotta deve ringraziare…- immagine 2

"Se ci piacesse esagerare, diremmo che Marotta deve ringraziare quel no estivo del tecnico spagnolo. Altrimenti Chivu sulla panchina dell’Inter non sarebbe mai arrivato. Probabilmente avrebbe fatto bene anche Fabregas ma Chivu sta dimostrando partita dopo partita che ci sa fare. E lo sta dimostrando senza mai rinunciare al suo stile. Uno stile ancelottiano. È per le rivoluzioni gentili e non per il pugno di ferro". 

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"L’Inter è per una notte in testa alla classifica, in attesa di Napoli-Juventus (Torino-Milan si gioca domani). In quattordici partite i nerazzurri hanno segnato 32 gol, sono per distacco il primo attacco del campionato. L’impressione è che il romeno sia il tecnico che meglio di altri sia riuscito a far fruttare i concetti di turnover e rosa ampia. Nell’Inter giocano praticamente tutti, non c’è domenica che non ci sia rotazione, non c’è calciatore che non si senta al centro del progetto". 

(Corriere dello Sport)