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"Nel tempo il rapporto è stato costante e ieri i telefoni sono squillati ancora: impossibile non scherzare via messaggio. Oggi hanno stili e praticano moduli diversi, ma a unirli è lo studio meticoloso. E anche la capacità di rubare segreti ai colleghi, come fece Inzaghi quando bussò alla porta dell’amico più esperto. A novembre 2015, durante la sosta del campionato Primavera, Simone volò a Madrid: tre giorni intensi di appunti a contatto con Diego, che al tempo aveva vinto già una Liga, una Europa League e una Supercoppa Europea e aveva pure ricevuto pure la prima secchiata di acqua gelata in finale di Champions contro il Real. Tornato a casa, Simone raccontò ai collaboratori quanto fosse «spettacolare» il lavoro con la palla e la meticolosità negli allenamenti dell’Atletico. Nella stessa stagione, ad aprile 2016, Lotito lo chiamò per la prima squadra e il resto è storia, per entrambi. Passando da Roma a Milano, Inzaghi insegue lo scudetto, ma ha in comune col Cholo il rimpianto per una Champions solo accarezzata. Del resto, se un tempo alla Lazio qualcuno lo chiamava “Simeone” Inzaghi, un motivo ci sarà pure", aggiunge Gazzetta.
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