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Palmeri duro: “Siate seri su Inzaghi, non fate ridere i polli! E chi spara merda sappia che…”

Marco Astori Redattore 

Veniamo a quest’anno, che è il vulnus di tutto. Se la stagione dell’Inter si fermerà qua, solo di premi l’Inter avrà guadagnato tra tutte le competizioni circa 142 milioni (solo premi, niente incassi da stadio). Sapete a quanto sarebbe arrivata vincendo scudetto e coppa Italia? 150 milioni. Solo 8 milioni in più. Sapete quanto di quei 142 milioni sono dovuti all’arrivare in semifinale di Champions? 125 milioni. Sapete quante volte negli ultimi 15 anni un’italiana è arrivata in semifinale di Champions? 5 volte: 2 volte l’Inter di Simone Inzaghi, 2 volte la Juventus di Massimiliano Allegri, 1 volta la Roma di Di Francesco. Per carità, si festeggiano i trofei non gli incassi, ed è giusto che sia casi, anzi Dio non voglia mai che cambi che noi seguiamo lo sport per l’emozione, non ce ne frega nulla dei soldi che non sono nemmeno nostri.

Ma giudicare negativa l’annata dell’Inter di Simone Inzaghi se perderà al ritorno contro il Barcellona (do lo scudetto per vinto dal Napoli, forse già alla prossima con il Genoa), vuol dire, detto in maniera semplice, giudicare in maniera sbagliata. E allora se l’Inter avesse vinto lo scudetto e fosse uscita di nuovo agli Ottavi, cosa avrebbero detto a Inzaghi?! “Eh ma non fa l’ultimo step, eh ma troppo facile, eh ma non cresce”. Eh ma, eh ma, eh ma. C’è sempre un eh ma. Al punto che viene da pensare che semplicemente, quello che fa questa Inter di Simone Inzaghi non starà mai bene, per pura malafede nel giudicarla. Simone Inzaghi logora chi non ce l’ha.

Tutti possono migliorare, ci mancherebbbe, la gestione di un paio di situazioni di rotazioni può essere rivedibile, ci mancherebbe, ma raccontare da inizio anno che l’Inter avesse due squadre e che l’obiettivo fosse il triplete era la più grossa stronzata tirata per poter poi puntare il dito. E’ ovvio che l’Inter dica che deve puntare a tutto, cos’altro può dire. E’ ovvio che il mister stesse al gioco quando ha fatto il gesto, era evidente. Ma è da sempre chiaro che l’Inter ha una rosa diciamo di 16 titolari. Che non è poco eh, che la rendevano favorita del campionato, ma in una situazione ideale in cui potesse concentrarsi sul campionato. Una rosa di 16 titolari non è un vantaggio così ampio da essere favoriti come lo erano le Inter di Mancini/Mourinho o le Juventus di Conte/Allegri.

E se dall’altra parte c’è chi può spendere 150 milioni senza batter ciglio come Juventus, Milan e Napoli, o che come il Napoli di Conte può giocare 18 partite in meno – un intero girone di andata di campionato! – allora perdere può fare parte del gioco senza che si gridi allo scandalo. Ma sembra sempre che Simone Inzaghi e l’Inter debbano fare il doppio degli altri non si sa perché. Se l’Inter metterà in discussione Inzaghi, farà il maggior favore ai rivali dell’Inter, che non vedono l’ora si sgretoli questa realtà che in 4 anni è diventata parte dell’elite europea, incassando non spendendo, addirittura transitando in questa stagione al primo posto del ranking europeo, un dato assurdo se comparato alle capacità di spesa delle altre big, e qui europee non italiane.

L’Inter deve proteggere Inzaghi e metterlo nelle migliori condizioni, sapendo per esempio che l’anno prossimo sarà praticamente impossibile vincere lo scudetto viste le scorie di questa stagione col mondiale per club, nonché la contemporanea presenza di almeno il Milan senza il tour de force della Champions. Anche perché, un minuto dopo che l’Inter possa fare l’assurda scelta di cambiare, vedrete come si fionderanno le rivali italiane e le big europee – del resto, Liverpool e Manchester United lo hanno già fatto. E allora là, sarebbe troppo tardi per l’Inter. La verità è una sola: non c’è tifoso che non sogni per la propria squadra di andarsi a giocare una semifinale di Champions contro questo Barcellona potendo guardarlo negli occhi, essendo orgoglioso, e poi sia quel che sia. E’ quella la natura di tutto. Essere in condizione di giocarsi la vittoria. E poi, sia quel che sia", ha concluso.