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Getty Images
La gara contro il Kairat ha lasciato l'amaro in bocca in casa Inter. Tutti, soprattutto Cristian Chivu, si aspettavano una prestazione diversa. Invece la squadra è scesa in campo molle con la solita presunzione di aver già vinto senza nemmeno giocare. Un approccio che non è piaciuto al tecnico.
"Da tempo scelto la parola che meno gli garba: “alibi”, cinque lettere andate sempre di traverso, ancor di più oggi nella nuova vita di allenatore d’élite. Le rifiuta al punto da aver scosso la squadra nel profondo mercoledì dopo l’inutile sofferenza col Kairat. Certi blackout non dovranno più ripetersi, indipendentemente dal lignaggio dell’avversario", sottolinea la Gazzetta dello Sport.
"Ciò che Chivu rifiuta è la cultura sparagnina, che impedisce di prendere la propria dose di responsabilità e aiuta ad accampare scuse quando si perde. La bizzarria, però, è che l’Inter non ha perso, anzi ha vinto. Nel mondo esigente del tecnico interista, però, non tutti i successi rendono ugualmente felici. Anche nei casi di risultati positivi (e non meritati), nessuna consolazione e nessun alibi hanno cittadinanza. Anzi, è in questi momenti altamente illusori che bisogna andare oltre la superficie della classifica e andare al nocciolo dei problemi. In privato è stato arrabbiato come poche altre volte da quando siede sulla panchina nerazzurra: l’atteggiamento, la supponenza, il senso di malcelata superiorità mostrati mercoledì scorso, non gli sono piaciuti neanche un po’".
"Dopo il match e prima di parlare ai media, Chivu ha quindi ribadito alla squadra con tono fermo e severo che servirà molto di più per inseguire gli obiettivi di stagione. Insomma, tutt’altra Inter nella passione e nel fuoco, rispetto a quella dell’ultimo paio di uscite. In fondo, non è necessario niente di diverso da quanto non si sia già visto, anche perché la squadra ha dato ampia prova di affidabilità e serietà in stagione e ha saputo superare momenti assai complessi".
(Gazzetta dello Sport)
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