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Senza gare, i club non pagano. Taglio stipendi per i calciatori, due le ipotesi

La Serie A studia le ipotesi per autosostenersi e il taglio degli stipendi è la prima decisione per tenere in piedi il circo

Andrea Della Sala

Da ieri si è iniziato ufficialmente a parlare del possibile taglio degli stipendi dei calciatori. È una mossa necessaria per poter consentire ai club di Serie A di andare avanti. La proposta sarà mandata al Governo, ma per la decisioni si aspetterà il periodo di Pasqua, quando sarà più chiaro se il campionato potrà ripartire o meno. Intano domani ci sarà un'altra riunione alla quale parteciperanno anche calciatori e allenatori.

"Il monte stipendi complessivo della Serie A è pari a 1,3 miliardi di euro. Una quota che i presidenti intendono abbattere e su cui si è concentrato anche il lavoro dell’ultima assemblea di Lega di ieri: oggi a mezzogiorno si riparte. Tra le tante ipotesi che il calcio ha studiato per riuscire ad autosostenersi anche in futuro, il taglio dei compensi dei giocatori è oggi la prima della lista: il presupposto da cui si parte è semplice, se i calciatori non si allenano e non giocano non devono essere pagati.

Ci sono due ipotesi: non pagare gli stipendi per il periodo di tempo non lavorato o richiedere uno sconto proporzionale. Esempio: per chi guadagna fino a 100mila euro ci sarà un taglio differente da chi ne guadagna fino a 500mila, e differente ancora da chi riceve più di un milione all’anno e così via, fino ad arrivare a una decurtazione percentuale del 30%. Il governo potrà riconoscere uno strumento legislativo valido a intervenire oppure, se riconoscerà la facoltà d’intervento in una delle leggi già in atto, potrà essere sufficiente una linea concordata tra Lega e Figc", spiega La Gazzetta dello Sport.

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