Avevo preso un granchio enorme. La mia squadra aveva dato il massimo con la Croazia e, purtroppo, non poteva dare di più. Lì, in campo, quando scopri che non sei quello che credevi di essere, e finisci dominato in ogni zona da una squadra forte, solida, ma che non ha la tua qualità e nemmeno metà della tua storia, il contraccolpo mentale è pesante. La condizione atletica poco brillante fece il resto. Per dirne una, quelli dell'Inter, campioni d'Italia già ad aprile, avevano staccato la spina due mesi prima. La sconfitta contro la squadra di Murat Yakin fu la conseguenza di una molteplicità di fattori. Ma l'opinione pubblica non andò troppo per il sottile. Era il tempo di usare il machete. Sentenze pesanti. Quella figuraccia orribile fece diventare orribile tutto il nostro Europeo. Ma ogni sconfitta, se analizzata, può generare anche conseguenze utili. Quella mi spinse a entrare di più nel mondo dei miei ragazzi, a confrontarmi con loro.
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