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Vernazza: “L’Inter non ci casca, ha resistito all’ansia. Segnale di crescita e resistenza”

Vernazza: “L’Inter non ci casca, ha resistito all’ansia. Segnale di crescita e resistenza” - immagine 1
Della vittoria dell'Inter a Monza che la porta momentaneamente a +5 sulla Juve ha parlato a La Gazzetta dello Sport il giornalista
Andrea Della Sala Redattore 

Della vittoria dell'Inter a Monza che la porta momentaneamente a +5 sulla Juve ha parlato a La Gazzetta dello Sport il giornalista Sebastiano Vernazza:

L’Inter non ci è cascata, ha resistito all’ansia che può avvolgere chi deve giocare per primo e si è presa con forza i tre punti di Monza. Un segnale di crescita e di resistenza, un messaggio alla Juve inseguitrice, cinque punti sotto la capolista almeno fino a martedì sera, quando i bianconeri ospiteranno il Sassuolo per il posticipo più posticipato della ventesima giornata. Ora la pressione è tutta sulla Juve, anche se non crediamo che il Sassuolo, per quanto a caccia di fieno salvezza, possa scamparla. 


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L’Inter è più forte della Juve, perché più matura, consolidata e fluida, nel senso che la palla scorre bene e non a singulti. Il Monza come cartina di tornasole. All’inizio di dicembre la Juve aveva vinto in Brianza con un gol di Gatti al 94’. Ieri Lautaro e compagni hanno disintegrato la squadra di Palladino con un 5-1, anche se il risultato non dice che il Monza è stato abbastanza in partita. L’Inter è più forte della Juve, però ha una lacuna: la ristrettezza dell’attacco. Non ci sono punte che si avvicinino ai livelli supremi di Lautaro - sempre più capocannoniere con 18 gol, avanti così sfonderà quota 30 - e Thuram. Gli ultratrentenni Arnautovic e Sanchez hanno già offerto il meglio di sé stessi. Non è un limite da poco perché presuppone, anzi impone che i titolari godano sempre di buona salute. È un azzardo che l’Inter può compensare con l’attitudine al gol dei centrocampisti: Calhanoglu, Barella e Frattesi.

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La Juve può colmare il divario con la psicologia. Allegri non ha nulla da perdere, se arriva secondo ha fatto quel che doveva. Simone Inzaghi si gioca tutto, è obbligato a vincere lo scudetto della stella numero due. Il secondo posto equivarrebbe a un fallimento, a meno di non prendersi la Champions, ipotesi possibile, però complicata. Allegri lavora già con perfidia su questo terreno, come dimostrano i rimandi tra Torino e Milano su chi ha investito di più. I tentativi di destabilizzazione dell’avversario toccheranno l’apice a fine mese, nell’imminenza dello scontro diretto del 4 febbraio a San Siro. Ora l’Inter volerà in Arabia per la Supercoppa italiana in formato maxi, una rottura di scatole giustificata dal premio di 7 milioni al vincitore, ma, per quanto il club non possa permettersi di snobbare alcuna fonte di entrata, Inzaghi dovrà calibrare bene le turnazioni e mettere in conto di ritrovarsi ,al rientro da Riad, un punto dietro la Juve , seppure con una partita da recuperare, contro l’Atalanta. Nel caso, la classifica con l’asterisco ci rimanderà a due stagioni fa, quando l’Inter aveva in sospeso il recupero con il Bologna, e sappiamo come è finita, con lo scudetto conquistato dal Milan.

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