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Zazzaroni: “Ormai giornalisti leccano il culo alla propria squadra. Io poco obiettivo ma onesto”

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Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport: "Sui social si registra il trionfo del leccaculismo artistico"
Matteo Pifferi Redattore 

Intervenuto sulle colonne del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni ha commentato così le recenti esternazioni di Lotito e De Laurentiis, che hanno criticato alcuni giornalisti:

"Da lunedì scorso so di poter scrivere e parlare soltanto di Zirkzee e Ferguson, Urbanski e Fenucci: non che la cosa mi dispiaccia, tutt’altro, ho però il fondato sospetto che a quelli che... il calcio italiano sia scesa la catena. Giorni fa Claudio Lotito ci ha definiti “il Corriere di Trigoria”, ritenendoci filoromanisti e - aggiungo - sbagliando anche il foglio, dal momento che l’articolo a lui sgradito e che probabilmente non aveva letto era stato pubblicato da un altro Corriere, quello della Sera. Non abbiamo replicato considerandola una delle sempre più numerose battute in felici del Senatore.


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Poi è stata la volta di Aurelio De Laurentiis: fresco di successo sulla Juve, con il linguaggio colorito che gli è proprio il presidente del Napoli ha trovato il modo di vietare ai suoi di parlare con Dazn, piattaforma che versa centinaia di milioni per i diritti (silente la Lega). E due giorni fa lo stesso De Laurentiis ha democraticamente strappato Politano a Ugolini di Sky colpevole, secondo lui, di essere laziale. Una passione imperdonabile, immagino. «Puoi parlare solo con Gianluca Di Marzio» ha spiegato al giocatore, in onore dell’inimitabile padre Gianni che il Napoli ha allenato.

Mourinho Allegri

Si moltiplicano insomma i presidenti che pretendono di ottenere il cronista di riferimento, possibilmente con tre metri di lingua vellutata. La colpa è dei giornalisti: negli anni molti di noi si sono schierati apertamente con la squadra del cuore diventando organici alla stessa. Sui social si registra il trionfo del leccaculismo artistico. Da sempre mi dichiaro poco obiettivo, ma tendenzialmente onesto: i miei partiti cambiano spesso casacca - e io con loro, naturalmente - e si chiamano Allegri, Mourinho, Ancelotti e Capello, per 40 anni Mancini, e l’indimenticabile Sinisa e Giampaolo, professionisti che portano sul campo il calcio che amo di più. Per non parlare di Baggio, per quindici anni mio riferimento unico e imprescindibile. Sono stato di volta in volta interista, juventino, romanista, laziale, bresciano, fiorentino, milanista e di riflesso “anti” una serie di club. La verità è che una sola squadra può contendere una fetta del mio cuore al Bologna ed è il Napoli. Pertanto, caro Ugolini, la prossima volta che vorrai intervistare un giocatore di DeLa fammi uno squillo. Intercederò volentieri. Non garantisco sugli effetti".

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