Gli orari della Serie A e il mercato aperto a campionato iniziato: così Ivan Zazzaroni nel suo editoriale sul Corriere dello Sport su questi due grandi temi.

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Zazzaroni: “Serie A, anticipate alle 18 i posticipi del weekend! E sul mercato…”
"Ceferin ne ha fatta una giusta: la finale di Champions non si giocherà alle 21, ma alle 18. L’Uefa Pres ha spiegato così la decisione: «L’anticipo ottimizzerà la logistica e le operazioni offrendo vantaggi concreti e rendendo l’evento più accessibile anche a famiglie e bambini... Il calcio d’inizio alle 21 è perfetto per le partite infrasettimanali – si legge nel comunicato – , un calcio d’inizio anticipato il sabato significa una conclusione anticipata e offre ai tifosi l’opportunità di godersi il resto della serata con amici e familiari, parlando magari proprio della finale appena terminata». E eventualmente anche d’altro, please.
«L’ultimo aspetto dell’orario anticipato riguarda la possibilità, in questo modo, di raggiungere un pubblico televisivo e digitale ancora più ampio in tutto il mondo, con particolare attenzione al coinvolgimento dei telespettatori più gio vani».
Un orario all’inglese insomma, rispettoso delle esigenze di tutti.
Come sarebbe bello se l’indicazione fosse accolta dalla nostra Lega per armonizzare i posticipi del weekend!
I benefici (enormi) interesserebbero certamente le famiglie che avrebbero la possibilità di organizzare serate meno bloccate, i settori ristorazione e intrattenimento (cinema, teatri, concerti) e non mi spingo fino alla possibilità per gli studenti di andare a dormire a orari decenti la domenica sera perché tutto s’è spostato in avanti e lo storico limite di Carosello, imposto per decenni ai più giovani, è caduto da quasi mezzo secolo.
Le pay potrebbero infine riempire col calcio fasce orarie con controprogrammazioni meno forti: le prime serate delle generaliste costituiscono infatti una concorrenza spietata.
I meno tutelati dal mercato
aperto a torneo avviato sono gli allenatori
Il mercato aperto a campionato avviato rappresenta un problema soprattutto per quegli allenatori che alla chiusura dello stesso si ritrovano con squadre incomplete e promesse della società non mantenute (le ragioni possono essere tante, alcune legittime).
Prendendo spunto dalle fibrillazioni più o meno palesi di Allegri, Gasperini e Italiano, mi sono chiesto perché un professionista che firma un contratto sulla base di un programma condiviso con la proprietà debba essere “costretto” dal regolamento a lavorare con una squadra che non ha niente a che vedere con quella pianificata mesi prima: se si dimettesse, lo ricordo, non potrebbe più allenare nella stessa stagione.
I tre che ho nominato non coltivano pensieri di fuga, tuttavia sarebbe giusto che i professionisti - diciamo così - delusi potessero liberarsi alla fine della sessione estiva avendo così la facoltà di accettare altre offerte.
In tal modo verrebbero tutelati anche gli interessi della società: non si ritroverebbe alle prese con una guida tecnica insoddisfatta", si legge.
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