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Chi è Frank De Boer? Cinque risposte sul nuovo allenatore dell’Inter e cosa aspettarsi

Daniele Mari

A grandissime linee, la sua idea di 4-3-3 prevede un centrocampo fatto di giocatori tecnici con una tattica difensiva basata su un pressing aggressivo lanciato fin nella trequarti avversaria, mantenendo così una squadra molto corta tra i reparti e i difensori centrali molto alti. Il centrocampista posizionale è di solito forte fisicamente ma con piedi sempre accettabili, mentre è l’occupazione degli spazi unitamente al pressing alto che deve costituire l’asse portante della fase difensiva.

La vera forza del modulo che de Boer ha mostrato all’Ajax è data dai due interni di centrocampo, che in realtà non sono altro che trequartisti chiamati ad eseguire compiti da interni, coniugando così le loro qualità tecniche con un lavoro di quantità in fase di non possesso. Le combinazioni veloci che riescono a comporre insieme agli esterni e al giocatore centrale del fronte d’attacco, sia esso un falso nueve o un centravanti di manovra, per andare a liberare gli attaccanti esterni o lasciare spazio per i loro stessi inserimenti sono lo schema privilegiato di offesa.

La forza del modulo è però anche la sua debolezza: ogni qualvolta il movimento senza palla scema o le combinazioni tecniche in velocità non riescono con sufficiente frequenza e fluidità, ecco che la squadra fa fatica, mancando di intensità di gioco. Se poi il pressing alto non viene portato con costanza e decisione, oltre la fatica arrivano i gol subiti, di solito in contropiede.

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