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Le magliette di Mou, la birra di Moratti e Maradona contro: i segreti dell’Inter del 2010

La Gazzetta dello Sport racconta i segreti dei giorni dal 10 al 15 maggio, quando i nerazzurri vinsero lo scudetto a Siena

Gianni Pampinella

Dal 5 maggio al 22 maggio 2010, 17 giorni in cui l'Inter entrò nella storia. Prima conquistando la Coppa Italia, poi lo scudetto all'ultima giornata contro il Siena e infine la Champions vinta a Madrid contro il Bayern. Contro tutto e contro tutti, ripeté per dieci mesi José Mourinho. Pure la nuvola del vulcano Eyjafjallajokull, perfino contro Maradona, allora c.t. dell’Argentina. La Gazzetta dello Sport racconta i segreti dei giorni dal 10 al 15 maggio, quando i nerazzurri vinsero lo scudetto a Siena.

Lo strappo di Zanetti - "L’impenetrabile Maradona entrò a gamba tesa il mercoledì, sulla quiete della settimana che doveva accompagnare l’Inter verso lo scudetto: Zanetti e Cambiasso fuori dal listone dei 30 per il Mondiale in Sudafrica. L’amarezza di ora in ora si smaterializzò, riciclandosi in rabbia: le energie di cui l’Argentina poteva fare a meno, erano indispensabili per l’Inter. E lo strappo con cui Zanetti, la domenica, decise di squarciare la partita di Siena, recapitando a Milito il pallone dello scudetto, fu un messaggio anche per Maradona: sei un dio, ma forse stavolta hai sbagliato".

Le magliette di José - "Mourinho era tranquillo: sapeva che nulla poteva davvero distrarre quei due. Così tranquillo che il giovedì mattina, alle nove, era già fuori dalla Pinetina, a far quasi svenire il padrone di una delle bancarelle che vendevano gadget. Non mandò nessuno, si presentò lui in persona: «Vorrei otto magliette nere, quelle “Vamos a Madrid, Mourinho il migliore”. E se rifate “Game over, e come l’anno scorso zero tituli!”, tenetemene da parte un po’». Erano le maglie con la foto del suo gesto delle manette, tanto per tenere la memoria fresca: «Devo regalarle a un po’ di amici...»".

La birra di Moratti - "Rilassatissimo, ma solo fino all’indomani: venerdì 14, forse il giorno più lungo dei diciotto che accompagnarono l’Inter a fare la storia. Per i tifosi era iniziato con un bivacco di tende, sacchi a pelo, materassi, per passare la notte in via Massaua, dove la mattina dopo alle 11 sarebbero stati messi in vendita 5.000 biglietti per la finale di Madrid. Per Massimo Moratti la giornata si era conclusa proprio lì, di fronte alla sede della BPM, bevendo una birra con quegli «eroi», che aveva deciso di andare a salutare".

La nube e il volo - "Per Andrea Butti, allora team manager interista, invece quel giorno iniziò e finì allo stesso modo: l’orecchio attaccato al telefono. Un telefono fra due fuochi: quello di Mourinho e quello di Moratti. I venti avevano «risvegliato» la nube vulcanica che da un po’ tormentava l’Europa e paralizzato il traffico aereo fra Spagna e Francia. Dunque il programma di viaggio per Madrid  era da rifare. «Partiamo la mattina stessa della finale», la proposta-provocazione di Mourinho. «No, partiamo la domenica dopo la partita di Siena», l’idea prudentissima di Moratti. L’Inter sarebbe decollata il mercoledì sera, il Bayern il giovedì mattina. A Mourinho non restava che spazzare le poche nubi rimaste sul cielo dello scudetto, quello di Siena".

(Gazzetta dello Sport)

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