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Lautaro, scudetto da capitano e poi il rinnovo con l’Inter: c’è il via libera dalla Cina

Alessandro Cosattini Redattore 
Lautaro Martinez è pronto ad alzare al cielo l'attesissimo trofeo che vale la seconda stella, da capitano dell'Inter. Poi firmerà il rinnovo

Prima lo scudetto, poi la firma sul rinnovo di contratto. Lautaro Martinez è pronto ad alzare al cielo l'attesissimo trofeo che vale la seconda stella, da capitano dell'Inter. Poi metterà nero su bianco il prolungamento, lo conferma anche La Gazzetta dello Sport oggi.

"Lunedì Lautaro Martinez ha sul piede l’occasione sognata da ogni interista con la fascia prima di lui: vincere uno scudetto direttamente dentro alla casa del Diavolo. Nessun altro capitano ha avuto tanta fortuna: né per Facchetti né per Bergomi o Zanetti il destino aveva imbandito la tavola così bene. E, invece, tutto sembra apparecchiato per il banchetto dell’Inter e del Toro, leader sentimentale e trascinatore di un popolo in missione. Segnare e battere il Milan sono cose che all’argentino riescono spesso negli ultimi tempi, ma è anche vero che il re dei bomber sta mostrando tracce di ruggine. Il derby dei derby, però, ha un potere taumaturgico per tutti, figurarsi per lui: ridesta passioni sopite anche per quei pochi che tifano distrattamente in città, mentre un guerriero latino come Lautaro semplicemente vive per notti così.

Rinnovo, via libera dalla Cina

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Alzare da capitano la coppa della stella lo metterà ancora di più nella storia di questo club a cui ha deciso di legarsi visceralmente: a scudetto vinto, quando la stagione arriverà alla fine, arriverà pure il rinnovo per altre cinque stagioni, fino al 2029. Durante le lunghe trattative sul nuovo contratto si è parlato spesso di milioni da pagare — alla fine saranno nove bonus compresi – ma nessuna delle due parti ha mai dubitato dell’accordo finale. Lautaro e l’Inter sono davvero due metà della stessa mela, con benedizione di Zhang: dalla Cina è arrivato l’ok per uno stipendio sopra la media per questi tempi.

Prima lo scudetto e poi firma

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Prima della firma, però, serve la stella: questione di priorità. Questo secondo scudetto per Martinez è comunque molto diverso dal primo: in epoca Conte l’argentino era il cavalier servente di un re accentratore, Lukaku, mentre nella nuova comunità democratica di Inzaghi distribuisce la responsabilità con gli altri. Dall’inizio il Toro ha interpretato il ruolo di capitano così, coinvolgendo nelle decisioni più importanti un comitato di saggi, da Bastoni a Barella e Dimarco. Javier Zanetti, suo predecessore, lo ha osservato da vicino e ha apprezzato la sua interpretazione del ruolo: da un argentino all’altro, la fascia è rimasta su un ottimo braccio. La grandinata di gol che ha segnato è stata, in fondo, una conseguenza del clima che il numero 10 ha respirato dentro allo spogliatoio, anche se grande merito va dato anche a Thuram, suo principale assistente.


Marcus è il prototipo di centravanti fabbricato proprio per esaltare l’argentino. Proprio il francese ha rotto il suo lungo digiuno domenica scorsa contro il Cagliari: dopo quasi due mesi l’ha messa dentro e ha esultato “alla Lautaro”. In tribuna ad applaudirlo soddisfatto c’era proprio il gemello argentino squalificato per un turno. Lautaro vorrebbe anche lui spezzare l’incantesimo alla prima occasione, nella partita più importante: sembra bizzarro, ma non esulta vestito di nerazzurro dal 28 febbraio, dal poker in casa contro l’Atalanta. Lunedì saranno passati 54 interminabili giorni.

Capocannoniere Serie A

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Da quella rete a San Siro il cannibale ha stranamente i denti spuntati e non è un caso che l’Inter abbia perso un po’ della propria efficacia. In questo periodo c’è stata l’eliminazione sanguinosa dalla Champions, con il rigore spedito in orbita dal Toro e diventato meme di successo. Poi due pareggi casalinghi in campionato, contro Napoli e Cagliari: probabilmente prima non sarebbe successo e invece è subentrata un po’ di naturale stanchezza. Così facendo, è tramontato il sogno di arrivare al record di 36 centri che appartiene alla coppia Immobile-Higuain. Con 23 reti segnate in A e sei partite ancora in calendario, quota 30 pare ancora possibile, ma urge ritrova la vecchia vena. Quella che al Toro non è mai mancato contro il Milan: nella cinquina di sfide consecutive vinte col Diavolo, il Toro l’ha messa dentro 3 volte. Diventano 8, considerando tutti i 15 derby giocati. Questo, però, è differente, stellare, unico: neanche l’eterno Facchetti ha mai potuto giocarlo", si legge.


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