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Oriali garanzia di interismo. Conte e dirigenti compatti per l’Inter: le richieste a Zhang

Oriali garanzia di interismo. Conte e dirigenti compatti per l’Inter: le richieste a Zhang

L'editoriale di Alfio Musmarra per Fcinter1908: grande attesa per il vertice tra Conte, i dirigenti e Zhang. C'è voglia di vincere anora

Alfio Musmarra

In un ambiente finto, dove nessuno mai ti dice le cose come stanno credo sia doveroso celebrare la figura di un uomo come Lele Oriali. Si perché oggi sei un bravo dirigente se in primis sei un politico, se ti tieni buono tutti quelli che ti possono tornare utili. Perché l’importante è che di te si parli sempre bene comunque. Poi se le cose non vanno come devono, si fa sempre in tempo a scaricare le colpe sugli altri.

Oriali no. Non ha mai parlato, non è mai finito sotto i riflettori, è sempre stata l’ombra di Antonio Conte salvandolo anche da qualche eccesso in panchina e magari perché no da qualche reazione fumantina la scorsa estate. E non è un caso che Mancini prima e Mourinho poi lo abbiano sempre voluto al proprio fianco. E non è un caso che nelle vittorie dell’inter ci sia sempre come comune denominatore il suo nome, che volente o nolente è lì, marchiato col fuoco.

Perché soprattutto oggi in questa fase di cambiamento, l’unico legame con la storia nerazzurra è rappresentata da lui ed in parte Zanetti ( per quel poco che gli è concesso). Oggi Oriali è la garanzia di trasmissione di interismo, di attaccamento ai colori ed ad un certo tipo di valori. Sono anni che auspicavo in un suo ritorno proprio perché era determinante che ci fosse la sua figura che potesse essere una garanzia per l’Inter in primis, ma anche per i tifosi.

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Ed in questi anni si è sentita in maniera devastante l’assenza di un punto di riferimento. Non è un caso che la stessa FIGC gli abbia chiesto espressamente di restare in azzurro nonostante l’Inter lo avesse richiamato e lui non avesse ci avesse messo due secondi ad accettare (a determinate condizioni) di tornare ‘a casa’. Eh si perché l’Inter è casa sua, è il suo respiro, è la sua vita. Chi glielo avrebbe fatto fare di lasciare la Nazionale dove gli impegni sono limitati, concedendogli la possibilità di fare il nonno a tempo pieno e godersi la famiglia? Soprattutto tornando in un ambiente profondamente trasformato, che lasciò da vincente e che ha ritrovato dopo 10 anni di insuccessi.

Oriali aveva rimesso il mandato in Nazionale anche per evitare spiacevoli congetture e per non mettere in difficoltà nessuno, ma sia Mancini che la Federazione gli hanno chiesto di restare, a testimonianza dell’importanza del ruolo. Lui è così, piaccia o no ma non ci sono filtri. Poche parole e tanto lavoro e mai nascondersi dietro alle parole. come si usava una volta. Sarà anche poco politico ma in un ambiente sempre meno incline all’onestà intellettuale, avere ancora qualcuno con la schiena dritta dovrebbe essere un vanto.

L’intervista rilasciata oggi alla Gazzetta è lo spaccato di un uomo onesto che non ha bisogno di giocare con le parole e che ha manifestato ‘preoccupazione per una mancanza di programmi, di date e sede del ritiro, di una mancanza di comunicazione’. Sono considerazioni legittime, che fanno il paio con una stagione che merita di essere celebrata al meglio, soprattutto per le condizioni in cui si è vinto lo scudetto, scucendolo dopo 9 anni di dominio bianconero.

Oggi sembra tutto scontato ma non lo è stato affatto. Adesso attendiamo il tanto atteso incontro tra il presidente Steven Zhang, Conte e tutta la dirigenza e da lì si capirà dove andremo a finire. Mi spiego meglio: Marotta non ha nessuna intenzione di iniziare una campagna svendite smantellando la rosa.

Conte non resterà se non avrà la possibilità di lottare per lo scudetto, Oriali men che meno in una società che non dia giuste garanzie per il futuro. Tutti sono uniti dalla volontà di tenere la squadra il più possibile intatta nei suoi elementi fondamentali e nei limiti del possibile di poterla rinforzare abbassando comunque i costi. Non è utopia anzi.

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In questo senso sarà determinante far capire al presidente che non ha senso distruggere una squadra che dopo anni di investimenti e sacrifici adesso è finalmente competitiva. L’auspicio è che con l’iniezione del fondo americano adesso lo stesso Zhang sia più propenso a venire incontro alla parte italiana, se non sarà così allora prepariamoci ad un altro cambiamento che non riguarderà solo la panchina. Insomma sarà determinante la garanzia del progetto tecnico all’interno comunque di un mercato totalmente autofinanziato, all’interno del quale bisognerà chiudere la sessione col segno + davanti.

Che la situazione generale non sia florida lo abbiamo capito tutti, ma che si debba smantellare questo no, eppure nella parte italiana c’è questa paura, corroborata da una mancanza di chiarezza che ha un po’ spiazzato tutti in questi mesi di silenzi. L’esempio plastico è Lukaku: l’Inter lo trattò, poi fu ad un passo dal perderlo. Per fortuna Conte si impuntò per averlo, arrivando a minacciare le dimissioni. Fu il primo tassello di una stagione straordinaria culminata con la conquista del diciannovesimo scudetto. Magari anche in questa circostanza bisognerà forzare la mano ma questa volta non sarà solo Conte ma tutta la dirigenza italiana compatta.

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