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I tre pilastri dell’Inter: per loro il turnover non esiste. Con Inzaghi sono diventati intoccabili

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I tre giocatori che sono veri autentici pilastri insostituibili dell'Inter. Simone Inzaghi non fa mai a meno di loro

In una squadra tutti sono importanti, nessuno è indispensabile. Ma è sempre così? All'Inter, per esempio, ci sono tre giocatori che sono veri autentici pilastri insostituibili. Simone Inzaghi non fa mai a meno di loro, come sottolinea la Gazzetta dello Sport, il tecnico li ha trasformati in colonne nerazzurre, quando non sono in campo la loro assenza si sente. Tra i giocatori di movimento Inzaghi ha tre imprescindibili e guai a pensare che fosse scontato che lo diventassero: Calhanoglu, Mkhitaryan, Lautaro.

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"Le fortune dei nerazzurri passano da loro. E non c’è sosta che scalfisca i tre pilastri interisti. Dopo la pausa per le nazionali, nei successi contro Torino e Salisburgo, hanno partecipato a quattro dei cinque gol segnati dalla banda Inzaghi, con la sola eccezione della prima rete ai granata collezionata da Dumfries e Thuram. In tre hanno segnato 18 gol (12 Lautaro, 4 Calha, 2 Mkhitaryan) e fornito svariati assist. Sono sempre partiti dall’inizio tranne una volta e quando ciò è successo l’Inter è andata in difficoltà. Il calendario è denso, provante e faticoso, eppure loro tre giocano sempre".


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"Contro il Salisburgo, Inzaghi è riuscito a risparmiare minuti a tutti e tre, chi più chi meno. Sono, tutti e tre, tra i capolavori di Inzaghi: Mkhi e Calha sono fantasisti che hanno imparato a sacrificarsi, a sporcarsi le mani ma senza rinunciare a portare gol e assist; Lautaro è cresciuto a vista d’occhio e ora, nella piena maturità della carriera, è tra i migliori attaccanti del mondo. Con la Roma, a meno di clamorose sorprese, toccherà ancora loro tre, con intorno tutti gli altri. Calhanoglu, Mkhitaryan e Lautaro (oltre, ovviamente, Sommer) sono pilastri all’insegna del low-cost, di intuizioni, di occasioni di mercato, di disponibilità anche a reinventarsi per la causa: non a caso, sono tra i preferiti dei tifosi. Per loro, il turnover non esiste".

(Gazzetta dello Sport)

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