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Radu: “Inter nel cuore, ma si ama in due. Errore di Bologna e un mio ritorno…”

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Miglior portiere del mese in Ligue 1. Continua a regalare grandi prestazioni in Francia Ionut Andrei Radu, che ha parlato alla Gazzetta

Alessandro Cosattini

Miglior portiere del mese in Ligue 1. Continua a regalare grandi prestazioni in Francia Ionut Andrei Radu, che si è raccontato in esclusiva alla Gazzetta dello Sport: “Ho in testa solo la salvezza dell’Auxerre e la ricetta è solo lavoro”.

Non guasta parare i rigori...

“Avevo studiato Laborde e sapevo che tira forte e centrale. Così ho fintato il tuffo di lato e sono rimasto in mezzo alla porta. Lui ha sparato sotto la traversa e io ho avuto i riflessi per deviare”.

Una bella iniezione di fiducia.

“Non l’ho mai persa. Ma indubbiamente fa bene avere intorno un po’ di entusiasmo”.

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Ormai in Italia non aveva più queste garanzie.

“Troppo breve l’esperienza di Cremona. Carnesecchi ha futuro e gli auguro fortuna: non posso avercela con lui, ma io ho bisogno di giocare. A 25 anni devo capire dove posso arrivare”.

Ripensa mai al gol di Bologna?

“Si è parlato tanto di quell’errore, ma io resto dell’idea che uno scudetto non si può perdere per una svista in una singola partita: i conti si fanno su 38 tappe”.

Quindi capitolo chiuso.

“Chiaro. Il bello del portiere sta proprio nella capacità di assumersi dei rischi. E a me il coraggio non manca”.

Ha altri 2 anni di contratto con l’Inter.

“Il mio cuore resterà nerazzurro, che torni o no. Sono arrivato che avevo 15 anni e, dal collegio di Cormano in poi, sono diventato uomo alla scuola interista”.

È innamorato di questi colori.

“Ma gli amori devono essere corrisposti e io non vivo di ricordi, anche se conservo ottimi rapporti con tutti. Sento spesso Calhanoglu e Dumfries”.

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Ha visto il gesto di Lautaro in aiuto dell’olandese col Lecce?

“Un bell’aiuto. Denzel non merita i fischi. Dà sempre l’anima ed è molto positivo che i tifosi siano tornati dalla sua parte”.

Ha altri amici rimasti dagli anni nerazzurri?

“Sono molto contento per Michele Di Gregorio, ha fatto una scalata fantastica. Eravamo insieme sin dagli Allievi e so quanto ha sudato per arrivare in alto. È uno dei più bravi, al Monza sta facendo benissimo”.

Che ne pensa della scuola italiana dei portieri?

“Il meglio. Da ragazzo stravedevo per Cech e De Gea, ma ho scoperto che ci sono dei bravissimi preparatori, sono loro a fare la differenza. Ho avuto la fortuna di crescere con Bonaiuti ad Appiano e Scarpi al Genoa. Ma pure da Orlandoni ho imparato tanto”.

Che cosa le ha insegnato Handanovic negli anni?

“Come tenersi stretta la maglia da titolare: con la determinazione di chi s’impegna ogni giorno per essere al top”.

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Com’era arrivato all’Inter?

“Avevo 15 anni e giocavo nel Pizzighettone. Devo tutto a Francesco Civetta che mi procurò il provino, ma fu decisivo Castellini che disse ad Ausilio: “O lo prendi tu o lo prendo io””.

Li ha ringraziati?

“Civetta è straordinario. A 80 anni si mette in auto per venire a trovarmi in Francia partendo da Piacenza: mi porta culatello e parmigiano per farmi sentire l’aria di casa”.

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