editoriale

SELFIE PREGIUDICATI

Succede che in Italia farsi una foto con un radiato, pregiudicato e prescritto è semplicemente una cosa normale. E non è una questione di farsi fotografare. E’ una questione che certa gente è sempre rimasta dove era nonostante la...

Sabine Bertagna

Succede che in Italia farsi una foto con un radiato, pregiudicato e prescritto è semplicemente una cosa normale. E non è una questione di farsi fotografare. E' una questione che certa gente è sempre rimasta dove era nonostante la radiazione e i processi. Come se non potessimo fare a meno di loro. La colpa, per intenderci, non è nemmeno del radiato in questione ma di coloro che non hanno voluto allontanarlo. Mi verrebbe da dire che la colpa è di chi lo ha invitato alle trasmissioni calcistiche regalandogli un'autorevolezza che non avrebbe dovuto avere. Di chi ha permesso alla sua ex squadra di mantenere una contabilità di scudetti personalizzata e di farlo in occasioni pubbliche e formali. Di chi legittima il rifiuto delle sentenze. Di tutti coloro che parlando di Calciopoli subito si affrettano ad aggiungere una postilla di fondamentale importanza. Eh però il suo mestiere lo sapeva fare benissimo. Ci mancherebbe. Tutti in questo paese hanno la loro parte di colpa. 

Nella foto, oltre al radiato, i due procuratori di Immobile, Alessandro Moggi e Marco Sommella. Si mormora che il regista occulto dell'operazione che ha portato Ciro al Borussia Dortmund fosse proprio lui. Il pregiudicato del selfie. Vernazza, giornalista della Gazzetta dello Sport, metteva giustamente l'accento sul fatto che Immobile è un giocatore della Nazionale e si chiedeva: tutto ok? A che cosa può servire radiare dal mondo del calcio una persona se questa continua a giostrarne gli eventi? Ci scandalizziamo per la foto? Dai, scandalizziamoci per la foto. Perché avevate bisogno di questo selfie per sapere che lui non ha mai smesso di fare quello che ha sempre fatto, giusto?

Twitter @SBertagna