Lunga intervista di Spillo Altobelli a La Gazzetta dello Sport nel corso della quale si è parlato inevitabilmente di Inter e di derby ma anche del suo 70° compleanno, traguardo che verrà festeggiato il 28 novembre:

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Altobelli: “Ecco i miei derby del cuore. Conosco bene Esposito e dico che…”
«Sono un figlio di questo grande club, che non mi ha dimenticato, cosa posso volere di più? Magari una vittoria nel derby di domenica sarebbe la ciliegina sulla mia torta...».
Altobelli, come si affaccia a questo traguardo?
«Con la speranza di vivere ancora tanti altri anni allo stesso modo dei primi 70. Famiglia, amici, carriera, salute: sono felice, non mi è mancato nulla».
Qual è stato il momento più bello della carriera?
«Impossibile scegliere. L’arrivo al Latina, la firma con l’Inter davanti a Mazzola e Beltrami: da tifoso nerazzurro, ho toccato il cielo con un dito. E poi lo scudetto, il Mondiale. Ho fatto la mia parte, ma senza i compagni nulla sarebbe stato possibile. Nello spogliatoio si creano legami unici, sono in contatto con tutti: ho una chat con l’Inter dello scudetto, una coi campioni del mondo, una con gli ex Brescia...».
Il calcio l’ha fatta anche soffrire?
«Sì, quando Trapattoni e Pellegrini mi fecero fuori dall’Inter. Avevo ancora un anno di contratto, ero una guida per i più giovani, suggerivo alla società gli acquisti da fare, le tipologie di contratto, i premi risultato. Loro mi soffrivano, ero “troppo”. Mi vedevo nerazzurro a vita, mi hanno rovinato il finale».
Alla Juve durò una stagione.
«Mi diedero fiducia, e questo rimane. Agnelli e Boniperti incarnavano passione, stile, rispetto».
Il gol della vita?
«Quello in finale mondiale con la Germania, Pertini che in tribuna esclama “Non ci prendono più!”. Il più bello l’ho segnato con l’Inter al Nantes: una rovesciata... sdraiato a terra».
Gli avversari che la esaltavano di più?
«Gentile e Vierchowod, non ti facevano respirare. Il giorno prima di affrontarli faticavo a prendere sonno. Loro però non dormivano per tutta la notte...».
La litigata più accesa?
«Sono sempre andato d’accordo con tutti».
Quello schiaffo a Hansi Müller però...
Risata. «Lottavo per la classifica cannonieri, prima di giocare con l’Avellino i compagni dicono: facciamo segnare Spillo. Hansi non la passava mai, tirava da tutte le posizioni. All’ennesimo tiro impossibile gli diedi una sberla: “Mettila in mezzo ogni tanto!”. Ma è finita lì, Müller è un amico».
L’allenatore che le ha cambiato la vita?
«Bersellini. Mi ha formato anche come uomo. Costruì una grande Inter partendo da zero. Il ritorno degli stranieri azzerò il vantaggio che avevamo acquisito, avremmo potuto vincere molto di più».
Le persone cui ha voluto più bene nel mondo del calcio?
«Francesco Saleri, fratello del presidente del mio Brescia: quando arrivai mi comprò la casa, un gesto raro, è stato un caro amico. E Beccalossi: abbiamo fatto tutto insieme. Due fratelli, anzi di più. Evaristo era classe purissima, i tifosi venivano allo stadio per vedere lui».
Domenica c’è il derby. Quello di Spillo qual è?
«Tutti quelli in cui ha fatto festa l’Inter. Vincere un derby ti cambia la vita, ti senti un re... fino a quando non ne perdi uno. E segnare al Milan è il massimo, ti rimane dentro. Domenica sarà bellissimo: si affrontano due squadre da scudetto e in salute».
Chivu ci arriva da capolista in A e in Champions.
«Ha vinto tutto da giocatore e coi giovani ci sa fare. L’Inter non è per tutti, lui lo sta dimostrando».
Pio è partito da Brescia e oggi gioca e segna a 20 anni con l’Inter e la Nazionale. Le ricorda qualcuno?
«Conosco lui e la sua famiglia, è un ragazzo speciale che vive un momento bellissimo. Farà strada perché ha il gol nel sangue, ma lasciamolo crescere».
Altobelli, 209 gol, è il secondo miglior marcatore nella storia dell’Inter e Lautaro, a 161, è ancora distante. Ma lo sa che in Serie A vi separano solo 9 gol?
«Lo dico da tempi non sospetti: se rimane all’Inter, mi sorpasserà. E sarò felice, Lautaro è tra i più forti al mondo ed è l’anima della squadra».
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